Rafael Nadal: “Sì, ho bisogno di una operazione. Cercherò però di giocare alla Masters Cup”
Rafael Nadal intende sottoporsi ad intervento chirurgico di appendicite dopo le finali ATP (a partire dal 9 novembre) e così giocare tutto il resto dell’anno. Tutto però dipende dall’evoluzione della sua appendice.
Nel corso del mese si sottoporrà ad alcuni accertamenti per verificare il suo stato di salute.
“Sì, ho bisogno di una operazione”, ha detto dopo la partita di oggi. “Ho parlato con il mio medico in Spagna, e mi ha detto che l’intervento è inevitabile,” ha detto Nadal. “Cercherò però di giocare alla Masters Cup. Non so però con precisione come andranno le cose”.
“Anche se è ormai sotto controllo, è ovvio che (il problema) tornerà, e io non voglio essere impreparato quando si giocherà in Australia, a Indian Wells o Miami, o al Roland Garros, e per questo mi opererò prima della fine dell’anno”.
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rafa è talmente forte fisicamente che gli infortun a lui gli fanno male il 70 % in meno di un altro umano mortale ,è forte ,è un mostro fisicamente ,a parte il ginocchio sinistro ,perche è di fatto chel ui ha avuto problemi al ginocchio sinistro ,non al destro ,sono trovate dei giornalisti per far soldi ,ed qualche altro infortunio ,non ha nulla, gli infortuni per essere brutti ed per rovinarti fiscamnete devono portare ad operazioni chirurgiche ,ma se guardi totti ,del piero ,sono ancora al top ,ed di infortuni ne hanno avuti ,ma evidentemente senza operazioni chirurgiche il fisico non ne risente ,ed nadal il fisico ce la forte ed potente,e si vede ,il osuo polso ,cioè l’osso è due volte quello di mio fratello ,ed mo fratello è 1’94 per 102 kg,
a me l’appendica mi ha dato problemi 2 anni prima ,con varie patologie ,coem mal di pancia ,male all’addome ,ed con il fatto che la toglie diventi piu forte fisicamente ed stai meglio ,perche il snague si ossigena bene ,io ho 36 anni ed 3 anni fa non correvo perche mi sentivo poco bene, tolta l’appenndicite sto bene ,corro ed faccio meno fatica ,l’appendicite ti porta stress ,ed piu vlgia di non far nulla ,oppure ocme nadal ti porta un anno di tormento ,il prossimo anno non sara cosi ,perche le ginocchia ormai sono apposto ,il polso pure ,la shciena nulla di grave ,solo dolore per sforzi fatti ,io vedo il prossimo anno di nadal al top 😐
Ci mancherai come ci potrebbe mancare Rocchi in Serie A 😉
@ Talaaa (#1185123)
Che commento inutile,da ignorante di tennis
concordo con te, senza roger il master non ha più la stessa valenza, considerando che è da 13 anni che roger vi partecipa e con grandissimi risultati(solamente una volta non è riuscito a raggiungere almeno le semifinali)… quindi speriamo che il suo fisico riesca a permettergli di stare a questi livelli sul circuito per ancora tanto tempo… senza di lui il tennis non sarà lo stesso 😀
Non scade tranquillo, intanto per quello che ha mai fatto in quel torneo. Senza Roger scade.
No, col copia e incolla.
Col touch screen???
@ groucho (#1184929)
Ce ne vuole di tempo per scrivere tutto questo!
povero..salta basilea e forse parigi-bercy.oggi pero non doveva giocare,poteva riposarsi
Avevo letto male… avevo capito che si operava subito… prevedo comunque un finale di stagione senza soddisfazioni…
Bè Nadal ha una sfortuna inverosimile. Non fa in tempo a mettere a posto le ginocchia che gli si infiamma l’appendice. Certo che il Master è il Master e senza di lui scade. Ma verrebbe da dirgli di fermarsi per essere pronto per l’Australia; se deve giocare tra dolori e antibiotici sarà comunque lontano dalla miglior forma.
tanto poi torna a febbraio, vince 10 tornei sul rosso di fila e poi a wimbledon perde ai primi turni per poi ritirarsi per il resto dell’anno.
ormai il suo fisico è bollito. per carità vincerà ancora qualcosa di importante, ma è chiaro che non è in grado di reggere ad alti livelli per molto tempo. ha un gioco troppo fisico, troppo muscolare, fatto di corse, maratone, recuperi… è già un miracolo che sia arrivato a questa età a vincere ancora slam per quanto mi rigurda!
Secondo me oggi non aveva dolore se no non giocava! Da quanto ne so anche in fase non acuta, se un po ti fa male fai fatica a camminare! e intanto anche bery e basilea non li giocherà… pace… lo vedremo l’anno prossimo! auguri di pronta guarigione
Poverino aveva preso l antibiotico. Era lento anche nel circuito mutanda orecchio naso orecchio.
da “Tre Uomini in Barca”, di Jerome K. Jerome
Eravamo in quattro, George William, Samuel Harris, io e Montmorency. Seduti nella mia stanza fumavamo e commentavamo come fossimo mal ridotti – ridotti male si capisce dal punto di vista medico, questo intendo dire.
Ci sentivamo tutti e quattro tristanzuoli e ciò ci innervosiva.
Harris diceva che di tanto in tanto sentiva tremendi attacchi di vertigini da non sapere più quel che faceva; e allora anche George disse che aveva attacchi di vertigini e non sapeva più quel che faceva. In quanto a me si trattava del fegato in disordine.
Sapevo benissimo che si trattava del fegato in disordine perché avevo letto proprio allora un foglietto propagandistico di certe pillole per il fegato nel quale erano elencati tutti i vari sintomi per cui uno può affermare che il proprio fegato è in disordine. E io quei sintomi li avevo tutti.
Sarà una cosa straordinaria ma io non ho mai letto un foglio di propaganda farmaceutica senza arrivare alla conclusione che soffro di quella particolare malattia descritta dal volantino nella sua forma più virulenta. In ogni singolo caso la diagnosi sembra corrispondere esattamente a tutti i sintomi ch’io abbia mai avvertito. Ricordo che un giorno andai al Museo Britannico per leggere la cura di una lieve indisposizione di cui avevo cominciato a soffrire – febbre da fieno mi pare. Presi giù il libro e lessi tutto quello ch’ero venuto a leggere; e poi, soprappensiero, per un momento sfogliai le pagine pigramente e con indolenza mi misi a esaminare le malattie in generale.
Dimentico ora quale fu la prima infermità in cui mi ingolfai, certo un flagello distruttore – e prima ancora che avessi dato un’occhiata alla metà dell’elenco dei “sintomi premonitori” c’era in me la certezza assoluta che ovviamente avevo quella malattia.
Rimasi per un momento agghiacciato dall’orrore poi con l’indifferenza della disperazione continuai a sfogliare le pagine. Arrivai alla febbre tifoidea – ne lessi i sintomi, scoprii che avevo la febbre tifoidea che dovevo portarmela addosso da mesi senza accorgermene – mi chiesi che altro ancora avessi; mi capitò sott’occhio il Ballo di San Vito – scoprii come previsto d’avere anche quello – e cominciando a interessarmi al mio caso decisi di scrutarmi fino in fondo e quindi ripresi la lettura in ordine alfabetico. Lessi: brividi di febbre intermittente e seppi che ne soffrivo e che la crisi acuta sarebbe cominciata tra una quindicina di giorni. In quanto a Bright e alla sua malattia del rene, rimasi consolato scoprendo che l’avevo solo in una forma di sottospecie e che quanto a lei mi avrebbe fatto vivere per anni.
Il colera ce lo avevo e con gravi complicazioni; con la difterite sembrava che ci fossi nato. Mi sprofondai coscienziosamente in tutte e ventisei le lettere e arrivai alla conclusione che l’unica malattia da cui ero esente era il ginocchio della lavandaia.
Questa scoperta al primo momento mi lasciò piuttosto deluso, mi parve quasi un affronto. Perché mai non avevo il ginocchio della lavandaia? Perché questa invidiosa eccezione? Ma dopo un po’ grazie a Dio prevalsero sentimenti meno avidi. Ebbi così la possibilità di riflettere che avevo tutte le altre malattie conosciute dalla farmacologia e così mi sentii meno egoista e decisi di fare a meno del ginocchio della lavandaia. La gotta sembrava che mi avesse ghermito nella forma più maligna senza che ne avessi coscienza; in quanto alle fermentazioni per zimosi evidentemente ne soffrivo dalla fanciullezza. Dopo la zimosi non c’erano altre malattie e così conclusi che non avevo altro.
Rimasi lì seduto a meditare. Pensai… che caso interessante devo essere io dal punto di vista clinico; che pacchia per una scuola!
Gli studenti avendo me non avevano più bisogno di fare il giro per gli ospedali. L’ospedale ero io; sarebbe bastato fare un giro intorno a me e poi potevano prendersi la laurea.
Pensai a quanto tempo ancora mi rimanesse da vivere. Tentai di esaminarmi. Mi tastai il polso. In principio non lo trovai ma poi sembrò che cominciasse a battere tutto di un colpo. Tirai fuori l’orologio e contai. Andava a cento e quarantacinque pulsazioni al minuto. Cercai di sentirmi il cuore. Ma il mio cuore non lo trovai. Non batteva più. Ero sempre stato d’opinione che doveva esserci e aver pulsato; quindi non mi potevo render conto di che cosa era accaduto. Mi palpai dappertutto sul davanti da quella che io chiamo la mia vita fino alla testa e un po’ attorno da ciascun lato e un po’ sulle spalle. Ma non riuscivo a sentire né udire nulla. Cercai di guardarmi la lingua. La cacciai fuori per quanto fu possibile, chiusi un occhio e cercai di esaminarla con l’altro. Non riuscivo a vedere che la punta e l’unica cosa che ci guadagnai fu di esser certo più di prima che avevo la scarlattina.
Quando ero entrato in quella sala di lettura ero un uomo sano e felice. Quando mi trascinai fuori di lì ero un decrepito relitto umano.
E mi recai dal mio medico. E’ un vecchio amicone e tutte le volte che vado da lui perché credo di essere ammalato egli mi tasta il polso, mi guarda la lingua parla del tempo che fa tutto ciò gratis; e pensai che andandoci ora gli avrei reso un bel servizio. Mi dicevo: “I medici hanno bisogno di pratica. Egli avrà me. Farà più pratica con il mio corpo che con quelli di mille e settecento di quegli ammalati comuni trascurabili che non hanno che una o due malattie ciascuno”. Andai dritto dritto da lui lo trovai in casa e lui disse: -Be’! Che cos’hai?
Io dissi: -Caro mio non starò a rubare il tuo tempo con la narrazione di tutto quello che ho. La vita è breve e probabilmente prima che io finissi tu saresti già all’altro mondo. Ma ti dirò quello che non ho. Non ho il ginocchio della lavandaia. Perché proprio non abbia anche il ginocchio della lavandaia non lo capisco ma il fatto è che non ce l’ho. Però qualsiasi altra cosa io ce l’ho.
E gli raccontai come ero arrivato a scoprire il vero.
Ed allora egli mi sbottonò e si mise ad osservarmi mi afferrò il polso e mi colpì il petto mentre non me lo aspettavo – una cosa veramente da vigliacco dico io – e subito dopo cominciò a darmi testate col viso per appoggiare l’orecchio al mio petto. Dopo di che si accomodò e scrisse una ricettala piegò e mela porse. Io me la misi in tasca e uscii.
Non la lessi. Andai dal primo farmacista e gliela diedi. Il buon uomo la lesse e me la porse indietro.
Disse che non poteva servirmi.
Io dissi: -Ma non è un farmacista lei?
Lui disse: -Sono un farmacista. Se fossi una combinazione di una cooperativa di consumo con un albergo familiare potrei servirla. Ma il fatto di essere soltanto un farmacista me lo rende impossibile.
Lessi la ricetta: Diceva:
1 libbra di bistecca con 1 bottiglia di birra ogni 6 ore.
1 passeggiata di dieci miglia ogni mattina.
Andare a letto alle 11 in punto tutte le sere.
E non ti riempire la testa con cose che non capisci.
Seguii la prescrizione col risultato (felice risultato per quanto mi riguarda) di aver salva la vita che ancora continua.
Nella presente contingenza per tornare alla propaganda per le pillole per il fegato non c’era possibilità di sbagliarsi: i sintomi io li avevo e il principale era “un’allergia generale” per qualsiasi specie di lavoro.
Quanto io patisca di questo male non vi è lingua che possa dirlo.
Ne sono vittima fino dall’infanzia. Da ragazzo poi la malattia non mi abbandonava neanche per una sola giornata. A casa non capivano allora che era colpa del fegato. La medicina era molto lontana dal progresso di ora e i miei confondevano la malattia con la pigrizia.
-Si può sapere scansafatiche che altro non sei perché non ti muovi non fai qualcosa per procacciarti da vivere? ma non sei capace? – E non sapevano è chiaro che ero ammalato.
E invece di pillole erano sganassoni. Eppure per quanto possa sembrar strano quegli sganassoni riuscivano a guarirmi almeno per il momento. Imparai così che uno sganassone mi curava meglio il fegato e mi disponeva a filar dritto e a fare quello che mi dicevano di fare senza perder tempo più di quanto non me lo curi oggi una scatola intera di pillole.
Ma lo sapete bene che spesso è così. Questi rimedi antiquati sono a volte più efficaci di tutte le specialità farmaceutiche.
Per un’altra mezz’ora ci descrivemmo l’un l’altro le nostre malattie. Io spiegai a George e a William Harris come mi sentivo alzandomi al mattino; William Harris ci descrisse quello che si sentiva quando andava a letto e George ritto davanti al caminetto si esibì in una pantomima incisiva e impressionante per illustrarci come passava la notte.
George è un malato immaginario credete pure non ha proprio niente.
Vabbè a me sembrava un po’ una provocazione, se ho frainteso mi scuso 😐
io ho avuto una cosa simile anni e anni fa,dopo borsa del giacchio e farmaco è passata del tutto e niente intervento..meglio evitare operazioni se possibile
Io chiedevo, per l’appunto, un chiarimento.
Altrimenti sarebbe un robot! Se non ce l’aveva acuta immagino si sia sottoposto a cure antibiotiche…
Comunque, la prossima volta sii più educato nel porgerti 😉
@ El92 (#1184822)
Semplicemente lui non l’aveva acuta ma è meglio comunque operarsi secondo il suo medico… Informati prima di parlare
Ma non si può giocare anche con una leggera appendicite, con il rischio che diventi peritonite
Ma quindi oggi ha giocato con l’appendicite?
Io l’ho avuta acuta e il giorno stesso (l’intero pomeriggio) prima di operarmi non facevo altro che sopportare il dolore e vomitare.
Dopo essermi operato, per un giorno non mi sono nemmeno alzato dal letto.
Lui gioca a tennis?
Sono l’unico a cui non mancherà per niente?
Detto ciò,buona operazione.
Dai campione non ti arrendere……operati,torna e battili tutti(come sempre),anche se era meglio non giocassi l’ultima parte della stagione tanto credo sia inutile a meno che tu non ci fai un miracolo
VAMOS RAFA!!
ma cosa mangia troppa Nutella per fare infiammare la appendice!!!!