C’era una volta un tennista scozzese, un referendum e una rivolta popolare…
No, non si tratta di un adagio, di una fiaba dei fratelli Grimm o di una novella con l’happy ending, qui la situazione è di ben’altra portata: il tennista scozzese in questione è Andy Murray che forse incautamente e in modi discutibili ha espresso la propria opinione a favore della Scozia indipendente dal Regno Unito, ipotesi recentemente vagliata attraverso un referendum con esito negativo, scatenando a scrutinio ultimato una serie di improperi oltremodo offensivi da parte di coloro che volevano che la Gran Bretagna rimanesse nella formazione attuale.
Incauto si diceva, a detta di molti inopportuno, ma la reazione che si è generata è stata talmente forte da allertare Scotland Yard: il campione 2013 di Wimbledon e vincitore proprio per la Gran Bretagna dell’oro olimpico a Londra 2012, è stato subissato non solo di insulti ma addirittura di minacce di morte più o meno velate che hanno tirato in ballo perfino una delle pagine più nere della storia britannica recente. Se il primo ministro scozzese Alex Salmond aveva parlato di un’altra vittoria dello scozzese per la sua esposizione pubblica a favore del sì, un tweet di un tale Harry S. (indagine della polizia avviata) ha dichiarato il suo rammarico riguardo il fatto che “l’ipocrita anti – britannico” non sia rimasto ucciso nel massacro di Dunblane, sua città natale, nel 1996, anno in cui nella sua scuola elementare furono uccisi 16 alunni e un insegnante da una mente malata.
Senza arrivare però a livelli che sfiorano l’idiozia, il cattivo gusto e che corrono sul filo anche del terrore, è chiaro che Andy Murray con la sua preferenza rivelata sia andato incontro a un vero e proprio bombardamento mediatico che, mia opinione personale, non ha saputo gestire. Inutili a mio avviso infatti, i tentativi successivi di mettere una pezza a una falla oramai divenuta una vera e propria voragine, dichiarando di accettare di buon cuore l’esito della votazione del popolo, il Suo popolo, e di essere già pronto a giocare per i colori britannici in Coppa Davis a partire dal prossimo primo turno contro gli Stati Uniti. Il problema è che ormai nessuno sembra volerlo.
I britannici sono un popolo dalla storia millenaria e dai valori legati alle tradizioni insiti nei loro animi e difficilmente dimenticano: hanno applaudito Andy con l’oro olimpico al collo nello stadio del tennis per eccellenza e sempre a Wimbledon hanno gioito con lui nel 2013 scacciando definitivamente i fantasmi di Fred Perry e di un’attesa che sembrava non aver mai un termine. Adesso però preferirebbero vederlo giocare per un altro Paese, qualsiasi Paese, basta che non sia il rappresentante delle loro terre e poco importa andare incontro a una più che probabile rovinosa caduta contro gli Stati Uniti nella prossima Davis: Murray ha tradito la sua gente, inutile provare a sanare la situazione. Dall’altare alle polveri, dalle stelle alle stalle, dalle fiamme alla sabbia: in un attimo lo sport ti esalta a eroe nazionale e in un secondo con una mossa sbagliata ti ritrovi una Nazione contro. In maniera incontrollata e incontrollabile.
Uno scenario più usuale per un contesto calcistico, dove gli animi si surriscaldano in un attimo e si sfiora (o si raggiunge) spesso la tragedia, in netto contrasto con l’eleganza del tennis e con la ferma sensazione che si sia decisamente oltrepassato il limite, quel confine netto su cui si confondono passione e follia. Murray ha solo espresso il suo parere, può aver sbagliato ma ha solo comunicato la sua opinione personale riguardo una tematica su cui ogni singolo abitante del Regno Unito si è soffermato a pensare, ricoprendo quel ruolo di personaggio pubblico che a mio avviso deve anche esprimersi, far sapere come la pensa, oltre le solite dichiarazioni di facciata che non scontentano mai nessuno. Penso nello specifico ad altri grandi campioni, senza fare nomi ovviamente, che si presentano ai nastri di partenza di un torneo affermando che quello è il loro torneo preferito, all’amore spesso dichiarato per la propria nazionale solo alla vigilia di Olimpiadi o di turni decisivi in Coppa Davis, o alle sane rivalità tanto sbandierate all’interno del circuito che spesso rasentano l’amicizia da coltivare anche fuori dai campi, quando in realtà vorrebbero solo cavare gli occhi all’avversario di turno che gli ha sottratto un successo personale tanto desiderato.
Più volte, anche da queste pagine, ho criticato Murray per alcuni comportamenti anti sportivi, con acciacchi fisici divenuti veri e proprio malanni invalidanti e atteggiamenti comunque discutibili: in questo caso mi sento di conferirgli un plauso, d’altronde si è espresso su una questione spinosa, non avendo il timore di scontentare i tifosi e infischiandosene delle conseguenze a cui in ogni caso sarebbe andato incontro. Pensate che giocare a Wimbledon il prossimo anno per lui sarebbe stato più facile se a vincere fossero stati i sì indipendentisti e filo scozzesi?
Il nostro è uno sport magnifico, incapace di incollarci alla poltroncina di uno stadio o di farci stare in religioso silenzio sul divano di fronte il televisore di casa in preda al pathos, ma non dovremmo mai perdere la consapevolezza che si tratta comunque di uno sport, un favoloso teatro messo in scena da attori talentuosi che hanno però le loro idee e i loro principi: mai dovremmo permetterci di metterli in dubbio e attaccarli se difformi dai nostri, valutando solo le gesta sportive che abbiamo la fortuna di vedere sul terreno di gioco.
Alessandro Orecchio
TAG: Andy Murray, Murray, Notizie dal mondo
non mi sembra molto british insultare qualcuno per le sue idee quanto a rappresentare una nazione se se lo sente Murray non capisco proprio perché gli inglesi o i gallesi non dovrebbero volerlo. Dice bene Alessandro Orecchio: ognuno ha le proprie idee e i propri principi e mai dovremmo permetterci di attaccarlo perché difformi dai nostri. Dirò di più. Anche se non mi piace quello che dici, mi batterò perché tu possa continuare a dire quel che ritieni. Evidente il riferimento a Voltaire ma ci sta tutto.
@ Ospite inatteso (#1176982)
per me voleva dire che i catalani non si sentono spagnoli..
Onore a murray ha ascoltato il cuore prima della ragione. Roba d’altri tempi
@ gbuttit (#1176773)
Scusa? Il catalano e il castigliano sono varianti del medesimo ceppo linguistico, come il toscano e l’umbro o il piemontese.
Casomai ti riferisci al basco. Allora ciò che dici è vero, è una lingua con tutt’altre radici (ancora non del tutto chiarite, inoltre).
Scusa, non per fare l’insegnante, ma se la buttiamo in politica su un sito di sport (il che, per ciò che mi riguarda, si può benissimo fare), cerchiamo di non fondare i nostri argomenti su falsità (o inesattezze, che è lo stesso) clamorose.
nel regno unito solo calcio e rugby hanno diverse federazioni? perchè non il tennis allora. nel break di anni in cui non ho potuto seguire lo sport più bello, ero convinto che andy fosse inglese. come lo era tim henman. una volta becker sconfisse uno scozzese a wimbledon, ma se c’e’ una sola federazione…perchè specificarlo…? murray è britannico o scozzese? se è scozzese inutile aggrapparsi a quel titolo del 2013 per gli inglesi. i detrattori di davis e fed cup sono comunque convinti che non c’è sport più individualista del tennis. anche cinicamente forse, ma è così. e nel 2014 stiamo ancora a parlare di “regno unito” e “commonwealth”…? ma se anche li na è riuscita a rendersi indipendente dalla federazione cinese…prima di glasnost, i tennisti erano sovietici. nessuno stava ad indagare di quale repubblica . nel tennis dovrebbe essere così. quando parlate di murray, non parlate di tennista scozzese, ma di tennista britannico. punto.
Ha detto che preferiva la scozia, mica ha detto che gli faceva schifo il regno unito… e come avviene in democrazia (che da loro funziona, da noi un po’ meno…) accetta le decisioni della maggioranza.
Per il resto come fai tu a stabilire se é giusto o meno che gli scozzesi o i catalani vogliano essere indipendenti, non conoscendo a fondo le situazioni locali non siamo affatto in grado di giudicare, comunque di sicuro non si tratta di regionalismi, la Scozia é comunque una nazione a se stante, ad esemio in molti sport gareggia già individualmente, in Catalogna addirittura si parla una lingua molto diversa dallo spagnolo, non é un dialetto é proprio una lingua a se stante…
Di sicuro é giusto che siano loro a decidere, é stato giusto fare il referendum in Scozia e sarebbe corretto farlo anche in catalogna o nei paesi baschi, ogni popolo dovrebbe decidere da se il suo destino. Fra l’altro, anche se questo discorso non riguarda nè la scozia, nè la catalogna, i confini attuali sono stati decisi dopo la seconda guerra mondiale (con aggiustamenti successivi), senza curarsi per niente della distribuzione corretta dei popoli, che senso ha ad esempio che i sudtirolesi siano stati costretti a far parte dell’italia e gli italiani dell’istria no?
ma chi se ne frega guys! c’è anche la fame nel mondo e l’inquinamento mondiale 🙂
Non sono d’accordo con voi. Se sei coerente e hai detto che preferisci Scozia indipendente allora non non giochi per una realta’ giuridica nella quale non ti riconosci. Come puoi chiedere all’inglese di turno di tifare per uno che ha appena detto a tutto il mondo che preferiva vivere separato da te. Inoltre sul discorso regionalismi, non mi piacciono. Una cosa e’ coltivare le proprie tradizioni ed un’altra arrivare a questi fondamentalismi che oggigiorno si vedono in tutta europa. Per me questi movimenti sono solo dettati da temi economici e sono un modo per escludere gli altri che non parlano la tua stessa lingua o condividono le stesse tradizioni. Non capisco che cosa vogliono in piu i Scozzesi o Catalani di turno una volta che hanno il loro parlamento e che la loro lingua si parla nelle scuole. E poi cosa vi vuole ottenere da un indipendenza? Pensare di aver piu’ potere decisionale? Ma se la gente non si mette d’accordo sul colore della mattonella da mettere nell’androne come si puo’ pensare che uno stato piu’ piccolo ti possa ascoltare meglio.
E poi non e’vero che i vecchi hanno votato NO. Il NO e’venuto per lo piu’ dalle donne e dalla fascia centrale d’eta’ (30-60).
Ma perché sarebbe sbagliata l’opinione di Murray? Tolti gli ultra 60enni che hanno votato in massa per il NO, il voto degli under 60 è stato al 58% per il SI. E’ solo questione di tempo. E non solo in Scozia… In ogni caso, la libertà di pensiero va tutelata per non trasformare i nazionalismi in fascismi: roba già vista in Europa….
Stavolta l’articolo di Orecchio ha un senso, riporta contenuti reali e arriva a conclusioni corrette. Mi associo a lui per i complimenti a Murray che ha avuto il coraggio di dire la sua prendendosi il rischio dell’impopolarità. In un mondo di ipocriti, uno che dice quello che pensa ci sta più che bene.
@ evan (#1176669)
Io, che di solito non approvo i comportamenti di Murray, sto con lo scozzese, e’ giusto che un personaggio cosi importante per la Scozia si esprima su una tematica delicata che può cambiare gli scenari socio politici del paese
Murray l’ha fatta grossa…
100% d’accordo! Ottimo come sempre e con un titolo spassoso