Kei Nishikori: è nato un campione o troppe incognite per il futuro?
Il samurai Nishikori ha appena terminato un Us Open da assoluto protagonista, candidandosi a gran voce al ruolo di campione per il prossimo lustro, dimostrandosi giocatore sublime in grado di annichilire le resistenze e le difese altrui, dotato di un gioco e di fondamentali esplosivi abili a mettere in difficoltà i top players più affermati: fin quando il fisico lo ha sorretto ha sottoposto Rafael Nadal a un fuoco incrociato di colpi sulla terra del Masters 1000 di Madrid, ha distrutto Nole Djokovic in semi finale proprio a New York e in generale ha dato l’impressione di potersela giocare con chiunque e non partire da sfavorito in alcuna partita.
Fisico normodotato (178cmx68 kg), due quadricipiti femorali in apparenza duri come il marmo, destrorso con un dritto devastante e un rovescio bimane ugualmente potente, il classe giapponese ’89 (nato a dicembre), ha già raccolto soddisfazioni personali importanti: vincitore di 5 tornei ATP (il primo a 18 anni a Delray Beach partendo dalle qualificazioni e da numero 244 del ranking), Nishikori ha già trionfato in 3 occasioni in tornei ATP500 (Memphis, Tokyo e Barcelona) e durante il sopracitato Masters 1000 di Madrid, ha segnato il record di diventare il primo tennista nipponico a entrare nella top10.
Forse dopo la semi finale capolavoro con Nole, i numerosi tifosi di Kei si aspettavano qualcosa in più dall’atto conclusivo dello Slam giocato contro il croato Marin Cilic, ma la sensazione è che comunque il giapponese da New York, vada via con certezze maturate e con nuove sfide all’orizzonte: se il fisico lo sorreggerà, Nishikori potrà ambire ad affermazioni di primissimo piano, attaccando magari la vetta delle classifiche passando attraverso nuove gioie nei tornei del Grande Slam.
Il fisico del giapponese però appare purtroppo come la fonte principale dei dubbi che ruotano attorno al suo essere un possibile futuro dominatore ATP, più volte generatisi durante il suo passato recente; se sotto la guida di Michael Chang, Nishikori ha affinato alcuni aspetti del suo gioco che andavano regolati traendone il miglior profitto ipotizzabile, la fragilità fisica rimane purtroppo la sua più grande sfida da affrontare: problemi al polso, sospetti strappi muscolari, flessori di cristallo e un ultimo dubbio sul prendere parte allo Slam che l’ha visto poi finalista, dopo aver dichiarato che fino a poche ore dal suo 1T era addirittura in forte dubbio sullo scendere in campo, essendo arrivato a New York con più malumori che sicurezze.
Se Kei Nishikori fosse integro dal punto di vista fisico, farei pochi giri di parole prevedendo per lui uno status di campione facilmente raggiungibile, in lotta con altri ottimi prospetti (Dimitrov e Raonic su tutti) che con caratteristiche diverse fra loro, potrebbero creare una vera e propria egemonia nel circuito maschile. Purtroppo le incognite continuano a esser tante e un top player che vuole dominare sugli avversari, non può permettersi infortuni seriali e “invalidanti” per lunghi tratti di una stagione, eccezion fatta forse per Rafael Nadal in grado ogni volta di tornare più forte di prima da un infortunio e risalire la china in classifica.
Inutile dire che io faccia il tifo per il giapponese, non solo perché il suo gioco attira la mia attenzione e la mia ammirazione ma soprattutto perché il vento che spira dall’Oriente, il suo Oriente, può apportare quel quid pluris che troppo spesso manca al monotono circuito: Nishikori rappresenta il nuovo che avanza, quel differente che ribalta le gerarchie di questo sport, facendo diventare l’universo ATP un fenomeno veramente globale, tralasciando volutamente le implicazioni riguardo un mercato asiatico da conquistare ulteriormente e capace di apportare introiti reputabili aria fresca in un ambiente troppo spesso stantio.
Ho letto che la finale Cilic/Nishikori ha registrato un brusco calo negli ascolti rispetto all’anno passato, per l’assenza di top player o meglio ancora di uno dei fab4 (o fab3 ormai?): questo dato non mi stupisce più di tanto e prima di parlare di trend negativo bisognerebbe aspettare ancora per diverso tempo, poiché il pubblico di appassionati ha bisogno di tempo per fidelizzarsi rispetto a nuove situazioni. Il cambio generazionale è da tempo nell’aria e un ricambio di campioni è apparso a tratti necessario: che New York abbia rappresentato in realtà un punto di partenza ideale?
Alessandro Orecchio
TAG: Kei Nishikori, Nishikori, Notizie dal mondo
3 commenti
Però 5 titoli ATP e n 8 ranking mica male
Campione…a metà!
Cambiare il titolo per favore. È nato un campione? Mica ha vinto il titolo a New York per definirlo campione. Quando vincerà il suo primo slam allora lo si potrà definire tale. Vamosssss