David Ferrer e un nuovo cambio di coach: un anno travagliato
Dicembre 2013, siamo alla vigilia del consueto torneo di esibizione di Abu Dhabi e David Ferrer rilascia una comunicazione che scuote l’ambiente del tennis (soprattutto iberico) e incrina certezze ritenute fino a quel momento incrollabili: lui e il suo storico allenatore Javier Piles, un padre putativo che lo segue fin dall’adolescenza, si separano all’indomani della miglior annata di David Ferrer come tennista pro. La stampa del settore rimane spiazzata e si conclude un sodalizio ritenuto solido come il marmo.
Obiettivi e strade che non sono più comuni, il rapporto e l’abitudine che negli anni si sono consolidati che non sono più variabili imprescindibili con due persone che dopo una vita passata insieme una accanto all’altra, d’improvviso escono dalle rispettive esistenze andando in cerca di nuove sfide. Javier Piles nel prosieguo della stagione verrà associato al talentino nostrano Gianluigi Quinzi ma senza lo sbocciare di una proficua collaborazione fra i due, prima di legarsi a un atro tennista spagnolo ultimamente in voga, quel Roberto Bautista Agut capace di salire vertiginosamente in classifica in questo 2014 (a dire il vero apparso leggermente in crisi dopo quest’estate nordamericana).
Ferrer nel frattempo si lega a Josè Artur, sperando di trovare nel suo nuovo allenatore quelle motivazioni necessarie non solo per continuare a ottenere ottimi risultati ma per progredire ancora: purtroppo per lo spagnolo invece il 2014 è stato un vero e proprio annus horribilis, senza acuti nei tornei più importanti, una finale Slam a Parigi non difesa, una classifica ATP che ne ha ovviamente risentito e un solo titolo conquistato sulla terra sudamericana a Buenos Aires contro il nostro Fabio Fognini. Forse ciò che lo aveva attirato e illuso d’improvviso non si materializza, l’ulteriore salto di qualità non arriva e quelle prestazioni che si pensava potessero migliorare non migliorano per nulla, regredendo piuttosto a insoddisfacenti. O più semplicemente, manca non solo l’allenatore che ci aveva accompagnato ma quella figura paterna che ci aveva supportato nella crescita oltre che sportiva soprattutto personale. E ciò di cui pensavamo di poter fare a meno, in realtà diventa insostituibile.
Forse David non trovava più quegli automatismi nei suoi colpi frutto delle preziose indicazioni del suo coach che lo assisteva attentamente da bordo campo, forse David non sapeva con chi confidarsi, forse David aveva bisogno di un punto fermo e troppo presto se ne è privato. Per poi magari pentirsene.
Dopo solo 8 mesi così, Ferrer ha annunciato la fine del suo rapporto con Josè Artur rivelando a Marca: “Sono nel bel mezzo di una stagione difficile sia professionalmente che personalmente. Dopo gli Stati Uniti ho infatti rotto la collaborazione col mio allenatore Josè Artur, modificando i miei piani. Ho qualche idea in mente per il sostituto. Per ora viaggerò per un paio di settimane con mio fratello, Albert Molina, il mio agente e Rafa, il mio fisioterapista”. Non rivedo in David Ferrer un uomo che non ragioni attentamente sul da farsi e che prenda le sue decisioni in maniera affrettata e credo che, tanto questa quanto la precedente separazione, siano arrivate dopo una lunga analisi alla ricerca sempre della miglior soluzione possibile. Per la sua vita da sportivo e per quella vissuta nel privato.
Probabilmente il Ferrer robot che tante volte abbiamo ammirato sui campi da tennis, questa volta ha rivelato la sua natura umana, con tutte le sue debolezze comprensibili: sbagliare non è poi così diabolico, come recita l’adagio. Proprio la scelta di accompagnarsi al fratello per un periodo, insieme al suo fidato staff, denota il suo bisogno di fare quadrato attorno al suo gioco e alla sua persona, cercando di individuare quella serenità che forse dopo Piles è andata smarrendosi.
E se con un coup de theatre Ferrer ritornasse col suo vecchio maestro? Fantascienza pura o i rapporti umani che per una volta trionfano su tutto e tutti?
Alessandro Orecchio
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7 commenti
Infatti, almeno il nome giusto…Altur, ex giocatore
Ferrer è giunto ad una svolta per la sua carriera e deve trovare nuovi stimoli per continuare ad essere un campione. Quest’ anno l’ ho visto furente in piu di in occasione ed è strano per lui, si vede che non è contento del suo gioco quindi capisco che voglia cercare di cambiare qualcosa. Forza campione
Altur
Sta combattendo contro il declino… Non è questione di età, semplicemente per qualche anno con una volontà ed una dedizione esemplari è riuscito a dare il 110% di sé stesso, ma non si può stare troppo a lungo oltre alle proprie possibilità, prima o poi si deve “rientrare nei ranghi”. Un esempio di comportamento, ma un tennista che si dimenticherà 10 minuti dopo il suo ritiro…
Javier Piles sarebbe stato la salvezza di GQ
Condivido la sostanza dell’articolo, sicuramanente per Ferrer é stato un anno difficile, come dice lui stesso, ma perchè esagerare sempre e parlare di annus horribilis?
Dopo quello che sarebbe un annus horribilis é ancora n. 5 del mondo e comunque, limitandosi all’anno in corso, n. 7 della race… se un italiano avesse fatto un anno del genere si parlerebbe di anno sensazionale, prossimo numero 1 del mondo ecc…
Viale del tramonto?