Una favola dei giorni nostri: la storia di Mirjana Lucic – Baroni
Domenica 14 settembre 2014 è stata raccontata una favola tennistica contemporanea, una fiaba che narra di un’andata e di un inatteso ritorno, la storia di una giovane promessa, di un padre padrone e della variabile temporale che impazzisce del tutto: Mirjana Lucic torna alla vittoria dopo un’eternità lunga 16 anni sconfiggendo una combattiva Venus Williams nella finale di Quebec city e i fantasmi ingombranti del suo essere enfant prodige.
Mirjana Lucic – Baroni, nata nel marzo 1982, ha impugnato la sua prima racchetta da tennis all’età di 4 anni sotto l’attenta e onnipresente guida del padre, un genitore come troppi nello sport che decidono di creare dei piccoli robot con le sembianze dei propri figli, investendo denari pesanti su di loro per renderli dei campioni ovvero fonti redditizie e macchine produci soldi, poco importa in quale disciplina e se lo sport in questione goda di una passione che nasce dal cuore del figlio o diverrà la causa di rancori e di adolescenze problematiche.
Già vincitrice juniores degli Us Open a 14 anni nel 1996 e degli Australian Open sia in singolo che in doppio l’anno seguente, Mirjana raccolse i suoi primi successi WTA sulla terra di casa a Bol nel biennio 1997/1998, segnando grazie alla semi finale sulla terra italiana del Foro Italico nel 1998 il suo best ranking di numero 32 al mondo (sconfitta contro Martina Hingis) e raggiungendo un’incredibile semi finale Slam sull’erba di Wimbledon nel 1999, uscendo sconfitta con l’onore delle armi contro Steffi Graf (6/7 – 6/4 – 6/3) ma dopo aver battuto fra le altre Monica Seles al 3T e Nathalie Tauziat nei quarti di finale: il suo futuro sembrava roseo e luminoso, costellato di future e sicure vittorie, magari dettando legge in un circuito che in quel periodo viveva l’ennesimo importante passaggio di consegne fra le campionesse di una volta che stavano per lasciare e le bambine prodigio che si rivelavano al grande palcoscenico.
Ma nel mezzo le violenze del padre Marinko erano divenute insopportabili e l’avevano costretta a scappare in America con il resto della famiglia (si dice grazie all’aiuto del connazionale Goran Ivanisevic), con un arrivo su suolo statunitense contraddistinto da disturbi da stress post traumatico.
Qualcosa si ruppe in maniera irrecuperabile e il talento della Lucic è divenuto in un attimo un incompiuto dono astrale: una causa milionaria che la ridusse sul lastrico contro la IMG in quegli anni a causa di una mancata sponsorizzazione e dietro cui sembrò esserci la mano pesante del padre dispotico, solo 5 partite vinte nel 2000, il conseguente crollo verticale in classifica e il relativo abbandono nel 2003 del tennis giocato. Specialista anche del doppio (per lei anche 3 successi di coppia), la Lucic si ritrovò in breve a non essere più una tennista professionista e a odiare ciò che fin dall’età infantile era stato un fedele compagno di gioco: da passione a odio in un viaggio senza apparente ritorno.
Ma il tennis è uno sport imprevedibile e ciò che sembra dotato di certezze granitiche si ribalta in poco tempo: la Lucic tornò lentamente alle gare, nel 2008 riprese la via dell’agonismo, incrociando curiosamente al torneo ITF di Firenze la sua racchetta con quella di un’altra bambina prodigio che si era persa crescendo, quella Jelena Dokic rovinata da un altro padre che definire deleterio sarebbe un eufemismo.
Così nel 2010, dopo 10 anni ha fatto il suo secondo ingresso nei top100, ritrovando nel 2011 grazie al matrimonio con il compagno italo americano Daniele Baroni quella serenità che evidentemente in passato gli era mancata e che ne aveva minato il rendimento in campo. Un padre orco che aveva avuto fra le mani un fiore bellissimo e lo aveva lasciato marcire.
Il suo presente è tornato a essere roseo come il suo passato e quest’anno alla “veneranda” età di 32 anni ha raggiunto risultati stupefacenti: il 4T a New York battendo la rumena Simona Halep prima di essere sconfitta dalla nostra Errani, un nuovo coach (Julian Alonso) e una nuova fiducia nei propri riscoperti mezzi e la già citata vittoria di domenica contro Venus (bissata con il successo nel doppio) che ha tinto la sua storia di colori che incantano e che catturano nuovamente l’attenzione.
Al di là delle considerazioni tecniche riguardo il suo gioco e i suoi fondamentali che possono essere arma potente o controproducente con la caterva di errori non forzati in cui spesso incappa, la Lucic – Baroni ha il profilo della giocatrice a cui ci si appassiona fra grinta, cuore e capacità di rialzarsi dopo rovinose cadute che ritrova o riscopre di possedere quella forza necessaria per superare nuovi e in apparenza insormontabili ostacoli.
Ogni piccolo successo per lei equivale a una vittoria Slam. Ogni partita vinta contro pronostico fa sollevare le braccia al cielo, raccogliendo quei successi che sono aria pulita nei polmoni. Ogni dritto che spazza le righe, spazza via dal suo animo fantasmi che hanno fatto paura. Ogni posto guadagnato in classifica è come un primo posto nel ranking mondiale. Perché questo sport racconta storie bellissime e lo scorrere degli anni sembra cristallizzarsi in uno spazio senza tempo.
Alessandro Orecchio
TAG: Lucic, Mirjana Lucic, Notizie dal mondo
Miriana la tua storia mi ha commosso. Ho visto il tuo ultimo incontro vinto con “Pliskova”. La tua fiaba non è ancora finita! Vincerai gli Austrslian Open !
😀 Mitica Lucic Baroni spero tu vinca Australia OPen
Bah. Non so che dire. Da un momento all’altro. Così..
A me pare strano. Ma contento per lei: si merita questo ed altro!!
Certo, non credo proprio che lei si senta appagata con questa vittoria…come se lei non sapesse che avrebbe potuto arrivare molto piu in alto in altre condizioni psicologiche
beh…..impossibile da ora in poi non fare il tifo per lei!!!!! 😉
Ovviamente l’equilibrio fra spingere-incoraggiare-aiutare e non mettere pressione è la cosa più difficile, ma credimi che le pressioni nel tennis emergono subito anche nei ragazzini, non appena usano il loro cervello. Sanno benissimo che certe vittorie contano, o comunque hanno un valore per la loro crescita, per avere visibilità, per essere nel giro ed essere aiutati……
Chiaro che se sei Gulbis puoi fregartene di tutto, ma quanti lo sono?
Insomma capisco quello che volevi dire ma hai esagerato.
Allora devi segnalarne punirne tanti!!
ma dove vivi scusa? Quanti anni hai? Sei padre? Sei padre di un tennista?
Cosa credi che arrivare a certi risultati ci arrivi con la Sat 3 volte alla settimana? Pensi che i più forti in Italia e in Europa, e sto parlando di under 12, giochino spensieratamente 2 volte alla settimana e qualche torneo?
Scendi dall’albero prima di parlare di dununce e segnalazioni perchè dovresti denunciare praticamente tutti i genitori dei ragazzi più bravi che ci sono in giro perchè senza una passione cieca della famiglia e una condivisione del progetto e dei suoi costi (ingentissimi) ci rinunci subito a giocare a tennis sul serio e lo/la dirotti ad altre attività.
Senza aberrazioni come quelle del Lucic, ma le hai mai lette le storie di Sharapova, Williams, Wozniaki, Hingis, Capriati, Bellis ecc. ecc.
Ti sembrano storie di vita normali? A me paiono storie di pazzi visionari che hanno avuto successo, ma per loro quanti falliscono???
Piaccia o non piaccia questo è il tennis anni 2000, dedizione e testa bassa aldilà della ragione. E se sei un genitore di un bimbo/a bravo e sei appassionato questo ti tocca fare, piaccia o non piaccia altrimenti fai la Sat oppure ti dedichi subito ad altro, che forse è meglio.
Saluti
Non lo so. Ma prima stabiliamo se è normale quella della Stosur e di tante altre….
Bell’articolo comunque, un piacere per la lettura.
@ Mariano
la prossima volta pensa prima di scrivere. Poi, decidi di non scrivere.
Lo sapere quanti signori Lucic ci sono in giro?
Vi dico solo questo.
Tempo fa facevo una ricerca su Miccini, Colella, Virgili e tutti quei prospetti di cui parliamo tanto…mi sono imbattuto in un sito/blog/forum/portale ora nemmeno io ricordo cosa fosse e comunque anche se me lo ricordassi ovviamente non lo direi.
Leggendo la bacheca mi capitò sotto gli occhi una querelle aperta da un utente che sosteneva la classica (e condivisibile) posizione secondo cui “non bisogna mettere troppa pressione addosso ai ragazzi…c’è troppo fanatismo…troppi genitori ultras…”ecc.
Insomma, saltò fuori un nugolo di utenti (evidentemente genitori di piccoli tennisti stando a quel che ho capito) con post aberranti.
Ovviamente non parlavano nè di botte nè di mazzate nè di punizioni, ma malcelavano con toni melliflui il loro fanatismo spinto, scrivendo cose tipo “eh ma se non si mette pressione i nostri ragazzi non arrivano da nessuna parte” “eh ma bisogna spingerli nel loro percorso poi se ci arrivano bene sennò pazienza”.
Insomma, a legger bene si capiva benissimo che sono di quelli che non vogliono passare per i signori Bartoli, Dokic, Lucic ecc, ma che sono fanatici in modo smisurato , convinti di avere il campione dentro casa e soprattutto dotati di un bel paio di paraocchi che li spinge a vedere solo quello che vogliono loro.
Per questo bisogna stare attenti, nei circoli.
Perchè questi signori sono tra noi.
E vanno segnalati, isolati, puniti.
@ mariano (#1170383)
Repentino? ma se so tre anni che più o meno sta nelle 100 e allora di Estrella Burgos che è entrato nei 100 a quasi 34 anni? il talento lo ha sempre avuto e 32 anni nello sport moderno non sono molti considerando anche che è stata ferma per molti anni quindi forse è meno usurata di altre dal punto di vista fisico
Ci vogliono allenatori veri e non padri fanatici (anche Steffi Graf ebbe problemi col padre).
Anche se di diversa tipologia, consiglierei anche al padre di Camila di farsi da parte.
Troppo muscolosa e troppo repentino il miglioramento alla sua età avanzata, dopo tanti anni senza giocare.
Non è umano quello che le è successo.
Ombra di doping? Nel tennis purtroppo i controlli sono ancora allo stato primitivo
@ Ospite indesiderato (#1170377)
Orecchio grande poeta!
ma è normale la muscolatura ?
“Un incompiuto dono astrale”?!? 😯
Questa è poesia…
Io faccio il tifo per lei!
La Lucic è come se avesse vissuto come minimo un paio di vite…ogni esperienza fattibile…l’ha fatta (o subita)