Spacca palle: Us Open, bene gli azzurri e le chance di Wawrinka
Un torneo dello Slam è sempre affascinante, lungo e complesso. Difficile trarre dal primo turno indicazioni certe o sentenze, a meno di brucianti sconfitte. Lo US Open 2014 ci ha regalato nel maschile quattro belle vittorie per i nostri azzurri, un risultato forse non storico ma molto importante, che inverte una tendenza purtroppo “consolidata” negli anni e per noi assai negativa a New York.
Ieri Fognini ha disputato un match molto solido schiantando il talento di Golubev, tanto da affermare di sentirsi benissimo e di aver tenuto in campo un livello di gioco non dissimile da quello dei giorni migliori sul rosso. Altrettanto convincente il successo di Seppi su Stakhovsky, a cui ha lasciato una manciata di games. La vittoria di Andy è significativa perché la sua annata è stata finora tutt’altro che esaltante (uscito dai top50 dopo oltre 3 anni, per rientrarvi di un pelo) e perché il cemento americano è il momento della stagione a lui meno amico. Immensa la gioia per il primo successo in uno Slam di Paolo Lorenzi, che finalmente abbatte questo muro personale. Una vittoria strameritata, premio ad una carriera encomiabile per abnegazione, passione e capacità di superare ogni limite con il lavoro e l’intelligenza tennistica, e che lo ripaga in parte da una serie sfortunatissima di sorteggi impossibili. Ma la vittoria più pesante resta quella di Simone Bolelli, un match fantastico contro il pericoloso emergente Pospisil, sconfitto in 5 set. E’ l’ennesima conferma che il bolognese quest’anno s’è ritrovato completamente, dal punto di vista fisico, mentale ed anche tecnico. Mai visto, nemmeno nel suo stupendo 2008, rispondere così bene e giocare un tennis tanto solido e redditizio.
Non è facile trovare un punto di unione a queste quattro vittorie, ognuno dei nostri ha una storia diversa e viene da momenti assai differenti. Quello che le accomuna è stata di sicuro l’ottima giornata di ognuno al servizio, “condito sine qua non” per eccellere sul cemento e ancor più in uno Slam. Purtroppo è una storia vecchia, e dolorosa. La carenza atavica del nostro tennis maschile nel fondamentale della battuta ce la trasciniamo dietro, da sempre, eccetto rari casi. La cosa grave è che vedendo i nuovi in arrivo (non solo Quinzi), non trovo un cambio di passo significativo. Il nostro movimento deve crescere in modo esponenziale in questo aspetto tecnico. Serve una svolta, una rivoluzione “culturale” per formare delle nuove leve tostissime alla battuta, dobbiamo far crescere i nostri junior a “pane e battuta”, pena restare sempre indietro rispetto al resto del mondo. Vedremo che cosa ci racconterà il secondo turno del torneo. Fognini ha ampie chance di passare, tutto dipende da lui, mentre Lorenzi è forse chiuso contro Gasquet, servirebbe impresa memorabile o un aiuto consistente da parte del francese. Seppi avrà un match affascinante contro la potenza (e caratterino…) di Kyrgios, sulla carta parte sfavorito; Bolelli avrà un osso durissimo nel Robredo di quest’estate, che paradossalmente potrebbe diventare uno degli outsider per andare molto avanti nel torneo.
Outsiders. Alla vigilia di questo Slam molti dei possibili protagonisti hanno mostrato una condizione tutt’altro che brillante. E’ stato così facile per la maggior parte dei media mondiali eleggere (a mio avviso troppo presto e con toni trionfali che non condivido) Roger Federer come primo favorito del torneo, seguito di una spanna dal n. 1 Novak Djokovic e poi dai semifinalisti di Wimbledon, gli emergenti e nuovi top10 Raonic e Dimitrov. La strada è ancora molto lunga, potenzialmente accidentata, e la storia degli Slam ci racconta tanti episodi di campioni partiti male ma capaci di elevare di brutto la propria condizione, arrivando caldissimi alla seconda settimana pronti ad affrontare le sfide decisive. Uno scenario questo che sembra forse troppo ardito per il Murray visto nel primo turno contro Haase. Lo scozzese è stato a tratti sconcertante, incredibile che un campione come lui sia preda di crampi dopo nemmeno 2h di gioco, al primo turno del torneo a lui più amico e che ha confermato aver preparato al meglio dal punto di vista fisico. Potrà crescere di condizione, ma ad oggi che sia da corsa per il titolo sembra francamente difficile. Troppo comodo il match di Djokovic per trarre indicazioni, così come quelli di Federer o Raonic. In attesa che scendano in campo Dimitrov e Berdych (potenziali ostacoli sulla strada di Roger), pochissimi alla vigilia del torneo hanno inserito Stan Wawrinka come possibile vincitore, o anche solo come uno dei veri outsiders. Eppure lo svizzero è la terza testa di serie del torneo e l’anno scorso proprio a NY fu protagonista di una semifinale avvincente e durissima contro Djokovic. Un match quello che molto probabilmente costò carissimo al serbo, arrivato svuotato in finale, e che dall’altro lato ha forse dato a Stan la convinzione di potercela farcela in un Major, …tanto che allo Slam seguente in Australia sappiamo come è andata a finire.
Dopo l’enorme vittoria a Melbourne Wawrinka si è confermato su quel livello stratosferico a Monte Carlo, poi è andato a corrente alternata nel 2014, con i bassi dello Slam rosso “Madrid-Roma-Parigi” ed un buon recupero sull’erba. Non bene invece nei due 1000 nord americani. Risultati e prestazioni contrastanti, tra match di altissimo profilo e buchi profondissimi.
Ad oggi non intravedo segnali che lasciano ipotizzare un Wawrinka capace di ritrovare il livello dello scorso US Open o di Melbourne, ma il tabellone gli presenta ancora un paio di match potenzialmente favorevoli, e chissà che in lui non si riaccenda quella fiamma che lo portò ad uno stato di grazia, una sorta di Nirvana sportivo ed umano che lo rese magico, praticamente imbattibile.
Lo Stan dell’ultimo periodo è discretamente lontano da quello del gennaio scorso, quando la sua racchetta produceva colpi di rara bellezza, potenza e intensità, e con una continuità che mai l’aveva assistito in carriera. Cosa s’è rotto nel suo tennis? Dal punto di vista tecnico, forse niente. La crescita di Wawrinka si è consolidata nel tempo, grazie all’ottimo lavoro svolto alla GTGT Academy, che l’ha dotato di un dritto non solo poderoso ma più sicuro, e di un servizio eccellente anche nella seconda di servizio. Dove Stan è calato rispetto alla sua versione deluxe è nella brillantezza e reattività. La sua naturale e strutturale pesantezza negli spostamenti era magicamente assente, tanto che i suoi piedi riuscivano a farlo scappare via rapido dopo aver colpito, anche nelle situazioni in cui era preso in contropiede, le più difficili da risolvere. Inoltre era cresciuto moltissimo nella gestione dello scambio: nel passato (anche recente) tendeva a scappare dagli scambi lunghi e complessi tirando la classica pallata, affidandosi alla magia dei suoi colpi ma prendendosi dei rischi assurdi, che non sempre pagavano – ancor più quando si è messi sotto pressione fisica e mentale. Il Wawrinka australiano non scappava affatto dalle situazioni complicate, ma riusciva a tenere fisicamente e mentalmente lo scambio, aspettando con relativa pazienza il momento migliore per lasciare andare la sua racchetta a colpire l’angolo scoperto pestando durissimo, come pochi al mondo sono capaci di fare. Il tutto con stile, con una potente e modernissima eleganza, davvero un tennis classico 2.0. Potenza e continuità, un mix superbo che l’ha elevato a pieno titolo a campione Slam.
Tutto questo oggi non è scomparso, ma va troppo a corrente alternata. Ha perso continuità nel picco di prestazione, ritornato preda di blackout vistosi in cui commette errore banali o perde totalmente il controllo dei suoi colpi alla massima velocità. Un esempio lampante viene proprio dal finale del secondo set contro Vesely nel primo turno di questo US Open. Stan era in totale controllo del match, con Jiri troppo ancorato ad una lenta costruzione dello scambio per fargli male. Eppure nel finale del set ha giocato un turno di servizio orribile, sparando quattro palle senza una idea dietro che gli sono costate un pericoloso break. Ha reagito e tutto è filato liscio, ma deve ringraziare la scarsa tenuta e visione del ceco per esser stato in grado di superare quella pausa, un giocatore più scaltro e lucido non l’avrebbe certo perdonato.
Dal punto di vista tecnico il fondamentale che sostiene di meno lo svizzero è il servizio. Le percentuali clamorose di inizio anno sono un lontano ricordo, e questo pesa moltissimo sulla sua prestazione perché molto spesso si aggrappava proprio alla prima di battuta per uscire indenne dalle situazioni più complicate, anche nei momenti caldi del set. Proprio nelle fasi decisive si era visto il cambio di passo di Wawrinka: era incredibile la sua abilità e freddezza nel produrre vincenti nelle situazioni più delicate, come le palle break o le strette finali di un set, sia in difesa che in attacco. Una freddezza e killer instinct da vero campione, figlio di una fiducia assoluta nel suo tennis che oggi probabilmente non sente più. A Melborune pareva camminare sulle acque, niente pareva impossibile per le sue corde. Era veloce, reattivo, concentrato, continuo, preciso, potente. Una macchina da tennis impressionante, per forza e bellezza di un tennis a tutto campo modernissimo ed allo stesso tempo fondato su di un DNA classico. Una gioia per gli occhi, ed una gioia anche per chi ama qualche sorpresa, in un circuito cannibalizzato dai soliti Top, avidi di ogni grandissimo torneo.
Che riesca a ripetersi a New York sembra molto difficile, e prima di sognare dovrà superare degli ostacoli impegnativi contro gente come Kyrgios, Raonic, Robredo, Nishikori… (o magari i nostri azzurri Seppi o Bolelli…). Potrebbero essere proprio i match capaci di fargli ritrovare quelle sensazioni e quella fiducia che forse oggi gli manca; resta da vedere se riuscirà anche a ritrovare la miglior reattività e continuità, necessaria per spiccare il volo nella seconda settimana e sognare la coppa di Flushing. Se ritroverà il suo miglior tennis potrebbe dire la sua anche per il titolo, ed a guadagnarci sarebbe lo spettacolo visto che il suo tennis al massimo livello è qualcosa di straordinario.
Marco Mazzoni
TAG: Fabio Fognini, Fognini, Lorenzi, Marco Mazzoni, Paolo Lorenzi, Seppi, Simone Bolelli, Spacca Palle, Us Open, Us Open 2014, Wawrinka
@ Mirko (#1150888)
Lorenzi sembra davvero chiuso contro Gasquet.
Finalmente qualcuno che dà percentuali di vittoria sensate sugli italiani.
Obiettività, merce rara.
Percentuali di vittoria: italiani:
Kyrgios 70% Seppi 30%
Fognini 70% Mannarino 30%
Robredo 70% Bolelli 30%
Gasquet 80% Lorenzi 20%
Esprimendosi al meglio possono giocarsela tutti
Per quanto riguarda la vittoria finale del torneo tutto dipende dalla condizione di Djokovic: se ritrova la forma degli ultimi anni agli Us Open, ritengo sia il chiaro favorito. Il suo miglior tennis non è raggiungibile da nessun altro, neanche da Federer. Se invece non dovesse essere così, spazio agli altri, con lo svizzero in prima fila.
Roger e in forma ma non sono così d’accordo che abbia un tabellone così semplice….ha dalla sua parte gulbis e berdychcche se dovesse ritrovare un po’ la forma potrebbero metterlo in seria difficoltà…soprattuto berdych che ha già dimostrato di poterlo battere sul cemento e mi sembra proprio qui in America….era meglio x roger trovare raonic secondo me che un berdych ….comunque vediamo e solo il primo turno e bisogna vedere se riescono a vincere tutti gli outsider….wawrinka io non l’ho visto male contro vesely….sicuramente meglio delle ultime apparizioni ….se riprende fiducia diventa pericolosissimo….nole e sempre nole il numero uno e dunque il favorito sulla lunga distanza…
ROGER FARA’ 18 POCHI GIORNI DOPO L’UNO SETTEMBRE: SEGNO DEL DESTINO….
pagherei di tasca mia per una vittoria del re
Complimenti per l’articolo. Forza ragazzi!!! Wawrinka se non è molto in condizione sarebbe meglio per noi in coppa Davis. Roger lo do favorito e mi auguro che vinca! Poi se arriva stanco per la Davis meglio per noi
Wawrinka ha vinto in Australia, tennis super, però sul cemento americano ha deluso sia in primavera che in estate, non è un caso. Il torneo 2013 è storia, vero come si dice nel pezzo che è stato importante per il salto di qualità che poi l’ha portato a vincere a melbourne. Djokovic è favorito nettamente. Roger ha una chance solo se Djokovic esce o arriva in finale fisicamente a pezzi.
Non ho visto le battute d’arresto sul cemento di Nole, ma se (se) riprende la marcia, Federer ha meno chanche che a Wimbledon.
Su Stan, temo che sia tornato ad essere un buon tennista con colpi da fuoriclasse ma con servizio, spostamenti laterali e soprattutto testa un po’ labili. Spero di sbagliarmi
agree con mariano. Federer e’ lui il vero favorito, mancando rafa! ha giocato molte partite. il match con Tsonga lo ha perso x pochi dettagli. se regge con il servizio, dovrebbe vincere lui. x lorenzi e bolelli ci sara’ gia’ un discreto passo in Avanti con I punti presi dal primo turno; e se vincono ancora, come gli auguriamo, saliranno velocemente anche di 15 posizioni nel ranking easy!
spero e penso che il ns n1 fognini, se mantiene il cinismo e la calma di ieri potrebbe stupire tutti!
bravo anche seppi! vamossssssssssssss italia del tennis.
Vedremo Waw e gli altri cosa sapranno fare, ma alla fine io credo che la continuità tennistica, fondamentale in uno slam, favorirà una finale serbo/crociata… 😉
Penso che Federer sia in una forma smagliante, anche mentale. E proprio dal punto di vista mentale, l’assenza di Nadal può giovare più a lui che a Djokovic. Il tabellone anche, una volta tanto, sembra favorire l’elvetico. Quindi, al di là di quello che pensano i bookmaker (naturalmente Djokovic) a me pare che alla finale possa arrivare più sereno Roger (non fresco, ma sereno). Poi resta certamente favorito il serbo, ma Roger è lì, e basterà poco per sovvertire il pronostico…
Speriamo, dai.
Ottimo come al solito articolo di Mazzoni. Secondo me si sbaglia su Federer. Questa volta il grande Roger parte favorito!
Stanotte l’ho visto giocare ed è in una forma eccezionale, anche se l’avversario era mediocre