Cemento americano nei 90s, quando era spettacolo puro (di Marco Mazzoni)
Cielo grigio, estate scappata altrove. Il tempo a casa non scorre, e le ferie già volate via. Optare per un flashback di oltre 20 anni potrebbe apparire un’operazione nostalgia, un modo per riempire la giornata. Non sempre è così. Ricordare a volte è piacevole, e fa riflettere sull’oggi. In questi giorni il navigare tra i ricordi finisce inesorabilmente per farmi approdare agli anni da studente, quando alla mattina il riaprire i libri per preparare l’esame universitario era faticoso perché buona parte della notte era volata via di fronte alla tv. Birra fresca, qualche snack e tanto tennis grazie ai tornei sul cemento USA. Una manna dal cielo, non solo per alimentare la fame perenne di tennis, ma anche perché la stagione sul “duro” americano era forse la più elettrizzante. Di tutte.
Parlo di fine anni ’80, fino a tutti i ruggenti 90s. Anni in cui i grandi tennisti yankee dominavano il circuito, tanti e diversi, a dare il loro meglio proprio nei vari eventi casalinghi che si susseguivano senza soluzione di continuità per tutta l’estate. Un grande tennis, vario ed altamente spettacolare, nobilitato da enormi differenze portate in campo da campioni immortali (ed altri ottimi giocatori). Si andava dagli Ace e classe di Sampras alle risposte ed anticipi mortali di Agassi, passando per la sostanza di Big Jim Courier, la corsa e sapienza di Chang, le botte di Wheaton, il “vincere sporco” di Brad Gilbert, gli ultimi assalti di Jimbo Connors e di Super McEnroe. Pure qualche scorribanda dei vari Rostagno, Reneberg, Arias, Scott, incluse le ultime cartucce di “gentleman” Tim Mayotte. Anni in cui il ranking ATP era dominato dagli statunitensi, come dimostra una classifica presa a caso del 29/7/91: 18 tennisti USA nei top 100, 10 nei primi 22, con il dominio di Sampras ed Agassi che stava per sbocciare. Guardando come è messo oggi il gigante americano nel nostro sport viene più di un brivido…
Ma provo brividi veri se penso alle emozioni che torneo dopo torneo ho provato in quelle indimenticabili nottate estive di tennis americano. Oltre agli US Open, da sempre al top, quasi tutti i tornei “minori” come Washington, Los Angeles o New Haven, come gli oggi Master 1000 di Cincinnati e Open del Canada, erano sempre tra i migliori eventi della stagione per qualità pura del tennis prodotto; e soprattutto per quantità di emozioni. Dai primi turni alle finali pochi erano i match davvero scontati. C’era enorme competizione, con tantissimi protagonisti capaci di affacciarsi e provare il colpaccio. Anche qua, senza mettersi a comporre una statistica complessa e completa, basta scrutare a casaccio gli albi d’oro dei tornei USA di quel periodo d’oro per rendersene conto, ancor più entrando in qualche tabellone. Pescando a caso, nel 1988 da luglio a settembre si giocarono negli USA oltre 10 tornei, e solo un giovanissimo Agassi riuscì a vincerne due, con altri successi di Muster, Lendl, Wilander, Becker, Connors… Tanta roba e varietà.
Il canovaccio non cambia negli altri anni: spettacolo a non finire, tanti i protagonisti in evidenza e qualità media dei match altissima. A cavallo tra fine ’80 e inizio ’90 ci furono importanti successi estivi per Edberg (che proprio sul duro USA divenne n.1 nel 1990), Chang, Sampras, Agassi, Korda, Krajicek, Ferreira, e molti altri. Dal 1993 in poi gli americani presero in parte il sopravvento in questo momento della stagione, nel pieno della loro magica epopea, ma spazio per altri ci fu sempre. Grandi tornei e grandi match grazie ad un tennis sublime, oserei dire mediamente il picco massimo di qualità mai toccata nell’era moderna del gioco.
Come fu possibile tutto questo? Semplice: il tennis era ancora uno sport “diseguale” e le condizioni del cemento USA non avvantaggiavano troppo uno stile di gioco. Il tour era animato da giocatori tra di loro assai diversi, e per questo molto affascinanti. Ognuno portava in campo qualcosa di proprio, innato e non replicabile, inclusa la personalità. Quasi impossibile che il giorno seguente si potesse assistere ad un match “uguale” a quello della notte precedente. Si andava dai grandi battitori a chi rispondeva forte e durissimo, il tutto cercando subito il punto; dai serve & volley puri ai tostissimi “pedalatori del rosso”, acerrimi pallettari capaci di sfinirti palla dopo palla; senza dimenticare i giocatori a tutto campo buoni in ogni situazione e pure i picchiatori dal fondo, in via di evoluzione. Un insieme davvero variopinto di tennisti dotati di tecnica e fisico assai diseguali, animati da attitudini differenti, incluse le tattiche di gioco. Wimbledon chiudeva la breve stagione su erba, spesso fin troppo dominata da servizi bomba e grandi volleatori (ma quasi sempre con grande tocco di palla); appena prima si era chiusa la parte più consistente del tennis sul rosso, “sangue e arena”, battaglie infinite all’ultima palla, spesso eroiche. Sui prati troppo favoriti gli attaccanti/battitori; sul rosso troppo avvantaggiati i giocatori potenti/consistenti. Ecco che dopo Wimbledon arrivava il cemento americano, veloce sì ma non come i tappeti indoor o l’erba. Il “duro” di quegli anni era una superficie che il maestro Rino Tommasi definiva giustamente “onesta”: non premiava troppo i battitori/volleatori, nemmeno deprimeva in modo eccessivo i grandi contrattaccanti. Con le condizioni di allora (incluso palle e corde) era forse la superficie ideale per garantire a tutti una chance di giocare al proprio meglio, dando più opportunità di risposta ai contrattaccanti rispetto ad erba/indoor e non deprimendo troppo gli attacchi rispetto alla lenta terra. Questo creava ogni settimana un mix spettacolarmente esplosivo, centinaia di match di grande qualità e spettacolo, basati su contrasti di stile. Ce n’era veramente per tutti: da chi amava il S&V puro a chi invece si esaltava per le rincorse più disperate a castigare con lob e passanti gli spericolati artisti di volo.
Difficile elencare i match più belli, ne ho vissuti troppi e farei un torto non citandone abbastanza… Ve ne lascio solo una manciata, i primi che mi vengono in mente: la finale pazzesca di US Open 1988, quando Mats Wilander andò oltre i propri limiti attaccando per 5 set un fortissimo Lendl, battendolo nel suo torneo e diventando n.1 del mondo; il susseguirsi continuo di emozioni nella semifinale ’91 a Los Angeles, dove Brad Gilbert si impose sul n.1 del mondo Edberg; la finale di eccezionale qualità tra Krajicek e Agassi a New Haven, con un contrasto di stili perfetto, o sempre nel ’95 tra Agassi ed Edberg a Washington; la vittoria di Rafter su Sampras nel ’98 a Cincinnati… Quanti ricordi, quante emozioni e che tennis! Rasoiate in back seguite a rete, passanti e lob perfetti, dritti in corsa a pizzicare l’angolo, risposte subito vincenti… di tutto e di più. Impossibile non divertirsi.
Perché ad inizio articolo parlavo di nostalgia? Non solo per “l’effetto passato”, per lo scorrere del tempo che si accompagna con l’umana debolezza del guardarsi indietro e del pensare che “prima era meglio”… No. Oggettivamente da qualche tempo la stagione sul cemento USA non offre più quella valanga di grande tennis ed emozioni. Resta un bel momento in calendario, ma non più il clou per qualità pura di gioco e spettacolo. Ogni anno vanno in scena buoni tornei (con alti e bassi notevoli) conditi da emozioni varie, ma il tutto si è decisamente appiattito. Colpa forse della mancanza di grandi giocatori USA, che dalla dipartita di Roddick sono praticamente estinti al massimo livello. Colpa di come nel calendario i veri tornei importanti in America sono diventati solo 3 per i grandi giocatori (ed emergenti, che li seguono). Ma soprattutto colpa del gioco, che è stato mutato troppo nelle sue condizioni nei primi anni 2000. Troppo rallentato tra palle e campi, con il malefico effetto combinato di corde e telai ad acuire il tutto. Un mutamento amplificato dall’attuale generazione di giocatori, lontanissimi dai giganti battitori dei 90s e invece atleti più potenti, più veloci, estremamente completi e resistenti. Condizioni più lente abbinate a grande atletismo generale hanno portato ad un tennis di vertice focalizzato sulla consistenza, esageratamente sbilanciato sul piano della continuità di prestazione con enorme agonismo. Una tendenza a tratti irrefrenabile che ha generato una serie di giocatori troppo uguali a se stessi sul piano tecnico e tattico per creare delle differenze, dei contrasti. Proprio quello che oggi manca (o si vede ben poco…), e che invece in quei ruggenti 90s sul duro creò le condizioni ideali a produrre uno spettacolo tennistico superiore. Allora il duro “calmierava” gli effetti della specializzazione: i servizi erano tosti, ma non come su erba o tappeti indoor; il contrattaccante non aveva il tempo fornito dalla terra battuta per passare o costruirsi il punto ma nemmeno la palla schizzava via ingestibile come sui prati. Le condizioni sul cemento di allora, veloce ma non velocissimo, erano il luogo ideale per permettere a tutti di esprimere il proprio gioco, magari con piccoli aggiustamenti, ma senza doversi snaturare. Oggi si assiste ad un film molto diverso… Sul cemento la continuità di gioco è troppo premiata, perché il rimbalzo alto e regolare di palle pesanti fa sì che picchiare a tutta cercando di portare l’avversario all’errore sia la tattica percentualmente più premiante. Agonismo, lotte, a volte bei match, ma il susseguirsi continuo di forti emozioni di quelle estati USA è un lontano ricordo; tanto che adesso è più facile trovare bei match su erba (o indoor assai più rapido) o su terra, dove condizioni diverse rimescolano le carte in tavola.
Con questo spaccato di nostalgia non voglio forzare la mano, affermando che da qua a settembre vedremo “brutto tennis”. Questa settimana in quel di Washington per esempio le condizioni non paiono così lente (o almeno non terribilmente lente…) e sarà quindi la qualità dei tennisti a determinare spettacolo o meno. Certi angoli di Djokovic, drittoni di Rafa (pessima notizia il suo infortunio, in bocca al lupo per NY) o magie di Roger continuano a divertire non poco, aspettando altre conferme dalle new balls; ma nella media di un torneo nelle scorse stagioni americane a varietà pura non siamo messi benissimo rispetto a quegli anni mitici…
Una cosa è certa: chi (come il sottoscritto) ama la varietà che il tennis più regalare, rimpiange non poco quelle calde estati tra 80s e 90s. Non solo perché si era più giovani e spensierati, ma perché ogni notte si andava a letto carichi di adrenalina ed emozioni tennistiche importanti. Cose che da qualche estate sono sempre più rare.
Marco Mazzoni
TAG: Agassi, cemento, cemento USA, estate americana tennis, hard courts, Lendl, Marco Mazzoni, Masters 1000 Cincinnati, Masters 1000 Toronto, Sampras, Us Open, Wilander
Mazzoni è noto a tutti ad esempio per le sue strampalate tesi sul ritorno ad attrezzi anni 90 non rendendosi conto che non ha ne autorevolezza ne esperienza necessaria per proporre tali peraltro assurdi cambiamenti,esponendosi così al pubblico ludibrio.
Ripeto da giorni che non è ammissibile fare insinuazioni sul doping SENZA AVERE PROVE infangando il nome di grandi campioni.
È un atteggiamento indegno,vergognoso e codardo tipico di chi lancia il sasso e nasconde la mano,essendo lei un giornalista del settore la cosa è ancora più grave e non dovrebbe passare impunita.
Scriverò all’albo dei giornalisti portando a riprova molti suoi articoli in tal senso e chiedendo se ciò è eticamente ammissibile o se trattasi di diffamazione. Qualora venisse accertata quest’ultima evenienza sarà mia premura chiedere(e ottenere) una sanzione per questo inammissibile atteggiamento.
Non accordandole alcuna stima la saluto.
Gli esseri umani sono da sempre portati a criticare i perfettini e di esaltare le doti degli imperfetti. Che i giocatori di oggi abbiano un bagaglio tecnico superiore a quello di 20 anni fa non penso ci sia dubbio.Poi se a qualcuno piace di più guardare dritti alla Edberg(solo per dare un esempio… ho tutte le magliette di Stefan) è un opinione rispettabile e condivisibile, ma è un opinione.
cavolo matchball ecco sei un grande!!!! quellla si matchpoint è il film con la biondona di scarlet johansson. poi passai al tennis italiano poi mi stufai perchè cambiai casa e ritagliai i giornali dell’idolo krickstein e di carlsson che mi piaceva rovinando tutti i giornali classica scemata che ancora oggi mi pento di averla fatta
il giocatore che odiavo è sempre stato becker invece quando vinse us open e battè rostagno nei turni precedenti con quel famoso nastro non dormii la notte talmente mi fece male 😆 . bom vado a lavoro finito di pensare ai bei ricordi 😥 che non torneranno mai piu,cmq se girate su you tube ci sono immagini di delpo palleggiare,sta riprendendo…e si sta cucinando anche da solo 😀 ci sono foto sul clarin,adios marco
@ barra de boca (#1129998)
era matchball! mitica rivista, matchpoint c’è adesso
@ Marco Mazzoni (#1129973)
lendl si marco,tu pensa che ricordo sempre quando ero piccino che avevo comprato una rivista non so se sia ancora in vendita si chiamava matchpoint con la copertina rossa e la scritta in giallo se non sbaglio dove c’era un articolo di lendl con gli occhi gialli stile demone te lo giuro dicendo che fosse un robot..allora non capii anche perchè capivo poco italiano col passare del tempo capii che era stato fatto per la dedizione che ci metteva e tutto il resto .lendl si era un maniaco di questi particolari secondo me come secondo me lo era chang apparte la famosa banana
@ barra de boca (#1129885)
Il buon Lendl credo che si preparasse-allenasse-mangiasse non peggio di quelli di oggi. Saranno migliorate le tecniche di training, recupero e quanto vuoi, ma se si facesse un paragone con i 100 metri dell’atletica, è come se in 20 anni da 9.90 oggi si corresse in 8.50…!?! Non è umanamente plausibile. Idem per le medie nel ciclismo, i tempi del nuoto, e via dicendo. La scienza ci ha messo troppo del suo nell’alterare i valori “umani” dello sport. In questo, invoco decrescita.
qualcosa prendono sicuro marco,qualche diciamo vitamina speciale ecco mettiamola cosi 😆 ….,ma qualcosa la prenderanno sicuramente,impossibile con i ritmi di oggi reggere ore dopo ore dopo giorni con 30 gradi…è umanamente quasi impossibile pur se sono abituati,anche se è il loro lavoro e tutto quello che vuoi. gli allenamenti i macchinari sono sicuramente migliorati e hanno facilitato il recupero la muscolatura e la resistenza,e secondo me molto fa anche l’alimentazione una volta non erano attenti come ora quello si ma non basta lo stesso perchè i ritmi sono troppo alti questi si massacrano ad ogni match e il g dopo son pronti a ridare battaglia come se niente fosse
@ barra de boca (#1129777)
la cosa che mi inquieta è che quei grandi campioni non solo avevano “le gambine” ma dopo 3h di tennis erano stanchi, a volte esausti, e la loro prestazione calava. calavano ace, rincorse, tutto… Oggi un tennista X qualsiasi di ottimo livello (x non parlare dei supertop che reggono 6h!) pare avercene sempre… Sarà migliorata la qualità dell’allenamento, ma basta?
@ Marco Mazzoni (#1129749)
si lui 😛 io nemmeno mai purtroppo. dovevo andare nel 87 a roma a vederlo ma ero piccolo e mio padre quel giorno non poteva. scoppiai quasi in lacrime che poi ai tempi c’erano anche jaite,davin 🙁 🙁
a penso come te aveva un gran braccio e per me ne avrebbe battuta di gente oggi .
hai ragione sul fatto che non erano perfetti,e non lo erano nemmeno fisicamente con quelle gambe un pò mingherline diciamo rispetto a questi di oggi,eppure il tennis era meraviglioso. la prima gara che vidi alla tv in italia fu curren becker su koper capodistria indimenticabile. ti saluto 🙂
@ barra de boca (#1129738)
dici Andres Gomez? Purtroppo dal vivo mai. Aveva un braccio eccezionale, ed era uno dei tanti talenti “incompleti” che rendevano quell’epoca affascinante. Oggi i primissimi sono cyborg, non hanno difetti, non li sfondi perché sono dei superman (mah) e le condizioni di gioco consentono loro di essere quasi inattabili. La epoca di cui parlavo nel pezzo era affascinante anche perché i campioni (e grandi giocatori) non erano così tosti e “perfetti”, avevano lacune su cui gli altri riuscivano ad inserirsi. Se poi piace il tennis playstation, mi arrendo e passo oltre 🙂
@ Marco Mazzoni (#1129724)
marco toglimi una curiosità,hai mai visto giocare gomez dal vivo?
cosa ne pensi?
per me se questo fosse nato in questo periodo sarebbe stata una brutta bestia e non era nemmeno lentissimo sul veloce(sul rosso chiaramente non si discute),quache problema negli spostamenti lo aveva ma sai anche te che con la preparazione di adesso sarebbe stato senz’altro meglio perchè poi era un ragazzo umilissimo e pronto a migliorarsi sicuramente.ciao 🙂
@ spakkapalle (#1129696)
Il paragone non regge. Con le condizioni di oggi Muster avrebbe potuto arrivare alla seconda settimana di Wimbledon (x dire), Lendl di Wimbl bne avrebbe vinti alcuni. Con l’erba-palle-corde dei tempi di Lendl, sfido che Nadal avrebbe vinto Wimbl. Così come che Federer avrebbe vinto a Parigi con le condizioni su terra del 1986. E’ tutto molto relativo alle condizione, paragonare i giocatori oggi con quelli di 20 anni fa non ha senso tecnico (la replica era riferita a Iox)
@ iox (#1129652)
Va considerato che racchette, corde e doping oggi sono molto più efficaci. Certo, è aumentata forza velocità e resistenza. Si sbaglia meno, quindi il gioco è diventato più monotono (ci si prende a pallate, il tocco è andato a farsi friggere). Concordo che un Edberg soffrirebbe oggi e difficilmente si isserebbe nei top5, ma un Courier, un Muster, un Agassi sarebbero ancora più forti.
@ spakkapalle (#1129617)
approccio direi “macroeconomico” al gioco che, ahimé, condivido…
@ iox (#1129652)
completamente in disaccordo…
buon tennis 🙂
Il livello del gioco contemporaneo è decisamente più alto dei mitici anni 90.Invito tutti a guardare in rapida successione la miglior partita del 95 per esempio e un secondo turno di uno slam del 2013. Ci si accorgerà che anche le seconde e terze linee hanno un bagaglio tecnico più completo dei 90ntottini espresso per giunta a velocità decisamente più alta. Secondo mè i vari nm 1 avrebbero perso tranquillamente con la maggior parte dei primi 50 di adesso. Considerate anche che le palle e le superfici erano molto differenti(più facili). Molti dei colpi che a quei tempi venivano acclamati come fenomenate adesso sono all’ordine del giorno. Cioè fenomenata è quello che avviene raramente….
Ciao Marco, finalmente ti rileggo.
Il tennis moderno, degli ultimi 10-12 anni, è stato stradominato da due soli campioni con il successivo inserimento di un terzo. Pochi altri sono riusciti a inserirsi in questo oligopolio, comunque in modo episodico (tranne forse un atleta). Così la monotonia l’ha fatta da padrone, anche perché due su tre dei supercampioni (e anche il quarto) hanno ucciso spesso lo spettacolo, spingendo troppo il tennis verso la frontiera dello strapotere fisico, della forza e della velocità, a discapito della destrezza e della fantasia. L’unico tra i tre che ha prodotto spettacolo in senso “classico” sarà lungamente rimpianto quando lascerà la scena. E forse questo straordinario campione è l’unica cosa bella che è mencata al tennis degli anni 80-90 per rendere queel’epoca davvero unica e irripetibile. Senza questo atleta, mi chiedo come sarebbe stato il tennis di quest’ultima dozzina di anni: probabilmente da dimenticare…
Eppure la massificazione del nostro amato sport (intesa come l’interesse mediatico progressivamente esteso a masse sempre più ampie di spettatori, per veicolare messaggi pubblicitari più forti e più redditizi) forse è stato possibile grazie alla “semplificazione” e “uniformazione” del gioco e alla concentrazione di pochi idoli, specie uno, di facile fruizione. Credo che il tennis sia molto più seguito oggi nel mondo che venti anni fa, ma da palati sempre meno fini. L’estetica in un certo senso è stato il sacrificio da pagare per questo processo di massificazione guidato dagli interessi delle multinazionali. Peccato.
Forse ê un processo irreversibile, almeno per un altro decennio, dal momento che i mercati asiatici hanno bisogno di essere ancora accresciuti. Una massificazione ulteriore sembra dunque la strada inevitabile (e forse la più semplice da seguire). Almeno per i prossimi dieci anni.
ho iniziato ad eseguire il tennis quotidianamente nel vero senso della parola dal 1987…hai voglia a nostalgia! 😥 😥 😥
tifo per le varietà delle superfici e non mi piace il trend dei giocatori omologati, ma tant’é!
daccordo su tutto….questa è la miglior parte di stagione…i tornei americani e le nottate in tv sono un’estasi….. 😀
@ Roberto (#1128944)
Disamina perfetta e soprattutto esempi assolutamente calzanti. Quoto dall’inizio alla fine
😀 Capito, grazie!!!
Bravo Marco…
bel tennis, a conti fatti molto più divertente di oggi!
Roberto ha sintetizzato mirabilmente!
Sì certo, è indubbio che negli anni 90 c’era molto più equilibrio e imprevedibilità, però ad esempio una finale come quella fra djokovic e federer dello scorso wimbledon negli anni 90 era impensabile…
@ Andri60 (#1128650)
Già, è lo stesso che fa piovere questi giorni, per piacere, finiamola 🙂
Che si possa eccedere nel mitizzare il passato, specie se questo è legato agli anni migliori della vita, è fatto certo. Che l’analisi di Marco sia peraltro lucida, è altrettanto certo. Non credo infatti che si possa discutere la circostanza che il tennis di 20-25 anni fa fosse caratterizzato da una diversità ed alternanza di stili che difficilmente possiamo rintracciare nel contesto odierno. Basta prendere in considerazione i primi 10-15 giocatori del ranking di allora: c’erano giocatori a tutto campo come Sampras e Becker, attaccanti da fondo come Agassi e Courier, contrattaccanti come Chang, grandi giocatori di volo come Edberg, Stich e Krajicek (e magari poi anche Rafter), specialisti come Muster e Bruguera, universali come Kafelnikov. Ciò rendeva il gioco più vario, imprevedibile e forse anche più divertente. Oggi invece il gioco è certamente contraddistinto da livelli assoluti di consistenza, molto più elevati che non nel passato, ma è divenuto al tempo stesso molto più monocorde ed influenzato dalla componente atletica.
A questo punto urge una domanda spontanea e al quanto scomoda, nei 90s nadal sarebbe riuscito a vincere degli slam sull’erba e sul veloce???? 😛
Rimango sempre perplesso dalla mitizzazione del passato… Secondo me è più un rimpianto della propria giovinezza, con tutto ciò a cui essa è legata, ed in questo caso anche il tennis.
Si tende solo a ricordare gli aspetti positivi del tennis di quei tempi e ci si dimentica di quelli negativi (e il titolo dell’articolo la dice lunga).
Il tennis di oggi mi piace tantissimo. La tecnica di gioco è molto più elevata oggi che già solo 5 anni fà. Movimento in avanti effettuato a tutti i livelli. Vi ricordate la qualità di gioco dei challenger per non parlare dei 10.000 di 10 anni fà? Ci si divertiva di più nei quarta…
Come al solito, l’ennesimo eccellente e pienamente condivisibile articolo del bravissimo Mazzoni. Complimenti per la lucida e corretta analisi!
Complimenti a Mazzoni. Concordo pienamente con la sua analisi e ricordo anch’io con molta nostalgia quel bellissimo tennis. Senza dubbio è stato il tennis più vivace, completo e spettacolare che si sia mai visto. Nel gioco e nei giocatori di allora c’era, oltre a quanto scritto da Mazzoni, una componente di imprevedibilità e di follia (ma anche di mancanza di regolarità nel rendimento; cosa che, tutto sommato, fa spettacolo…) che rendeva sempre molto aperto il pronostico di ogni match e di ogni torneo. Nessun risultato, fin dal primo turno, era mai scontato. Oggi invece, otto volte su dieci, si sa già, prima di iniziare il torneo, chi ritroveremo in semifinale e chi in finale… Seguire il tennis, a quei tempi, era più divertente…
Bell’articolo. Fornisce tra l’altro a mio modesto avviso uno spunto di analisi molto importante. Ovvero, il confronto tra le epoche tennistiche non sempre regge o quanto meno va in parallelo con un confronto tra i tennisti. Non ho mai particolarmente amato i confronti orientati tipicamente ad eleggere il miglior giocatore di tutti tempi in uno sport come il tennis dove l’evoluzione dell’attrezzo rende evidentemente difficile e poco ponderato un ragionamento del genere. Meglio Federer o Sampras? Chi può dirlo? E’ giusto, corretto e sportivo ragionare solo sul n. dei “tituli” vinti? Non sarebbe meglio tener conto anche di quali fossero i tuoi competitor lungo la tua carriera o in una parte predominante di essa (ogni riferimento a Federer è puramente “non casuale” ndr)?
Ecco che invece a mio modo di vedere, è possibile e piacevole un confronto tra stili di gioco, tra talento puro unito alla classe. Per questo ho molto apprezzato questo articolo, complimenti.
La capacità del saper scrivere troppo spesso diventa arte del piacersi…un po’ troppo. Tracotanza stilistica.
@ Karlo (#1128677)
Ah scusate ritiro tutto non avevo visto il “non” forzo la mano..
Bello come sempre l’articolo,ma sinceramente non mi trovo troppo d’accordo.Il cemento americano di queste settimane non è come quello di Indian Wells e Miami.Washington ha una media velocitá,Toronto varia dagli anni ma anche lí la superficie non é lenta,Cincinnati é veloce,Winston Salem veloce e New York ha la superficie piú rapida degli Slam.A Toronto mi aspetto una qualificazione di Llodra che é agli ultimi tornei,con in finale uno fuori dai primi 6,e a Cincinnati con la superficie che aiuta spero che non ci siano solo bombardate da fondo.Isner é una buona alternativa ai primi,Querrey pure,poi chissá che un Mahut o un Ram o un Herbert non si faccia avanti.Infine a Cincy dovrebbe ottenere una Wild Card Clay Thompson,una giovane americano serve & volley.Del resto i discorsi sono sempre quelli,finché le superfici e le palline sono lente..
vero questa mi era sfuggita daltronde con la memoria che ho era già tanto ricordare quella precedente che poi non era l angeles ma cincinnati 😳 😆 😆 😆 😆 😆 vabbè era importante ricordarla almeno ,ho aperto ora wikipedia e conferma era a cincinnati . bell’articolo cmq marco,magari un giorno parlerai anche di krickstein 🙂
bellissimo articolo che riporta alla mente grandi partite e un periodo d’oro per il tennis USA. Unica cosa: non ricordo un tennista di cognome Scott, forse l’autore si riferiva a Scott Davis??
Bell’ articolo
Io sono del 68′ li ho vissutii tutti questi anni 90 a suon di birre e dopo discoteca
Gli anni 90 mi apparivano gia’ un’ evoluzione incontrollata e degenerata dei fine 70′ – 80′ quelli in cui ho avuto la fortuna di vedere il fine Borg, Mc Enroe, Connors e Lendl
Con il senno di poi conveniamo che Edberg , Becker , Agassi e Sampras sono stati fenomeni unici che ci hanno deliziato di un tennis altamente spettacolare.
@ barra de boca (#1128627)
…e che dire allora, per restare a Edberg vs Chang, della SF di US Open 92, Stefan che rimonta al quinto in 5 ore di lotta stupenda! Una valanga di match, a pensarci ne verrebero fuori decine e decine
Eccellente analisi. Non v’è dubbio che allora si vedesse un tennis molto più vario che si associava ad un confronto di personalità molto più varie. Il pallettaro da terra che schiumava fatica e passanti contro l’elegantissimo serveandvoller, che faticava a comprendere il concetto di gioco da fondo e di scambi prolungati (e dunque di fatica). E tutto questo produceva non solo una varietà di partite, ma sopratutto la difficoltà di pronostico. Poichè le diverse tipologie di giocatori, sul cemento, potevano ribaltare le gerarchie di turno in turno. Va anche detto che il livello complessivo era minore, ovvero i primi turni, se non si era sorteggiati con la mina vagante di turno, erano meno dispendiosi ed impegnativi di adesso. Ma bastavano un paio di turni per entrare nella giungla delle possibili combinazioni tra giocatori con caratteristiche diversissime e potenzialmente letali per altrettante tipologie di giocatori..
@diru
Ti do un po’ di indizi: spagnolo, molto robusto, mancino, attualmente infortunato.
Ho letto in un’intervista Simon dichiarare che è stato un giocatore di vertice in particolare a spingere x uniformare le condizioni di gioco su tutte le superfici. Non faceva nomi xò. Qualcuno sa a chi si riferiva?
Va bene ma la “pessima notizia” è relativa a chi ha oggettivamente fatto la parte del leone in questa trasformazione che l’articolo indica.
Pessima notizia sono i problemi di Dolgopolov, tennista dalle caratteristiche spettacolari, di cui tutti gli appassionati possono godere.
Che grande articolo marco…
Io ho solo 22 anni ma mi è sembrato di vivere quegli anni coi tuoi ricordi…
Grazie mille 😀 😀
Sei un grande giornalista
@mazzoni anche chang edberg non è stata male,mi pare fosse los angeles se non sbaglio cmq era finale e vinse chang