Il nuovo avanza ma la vecchia guardia non molla. Wimbledon. Day 11
Quest’edizione di Wimbledon è stata decantata più e più volte come il torneo in cui si è verificato un simbolico passaggio di consegne, fra i campioni che non vogliono mollare le proprie posizioni di dominio e le giovani leve che cercano le prime vere affermazioni importanti della carriera.
Così tanto nel tabellone femminile che in quello maschile, i campioni dell’ultima decade hanno arrancato, fra affermazioni sofferte, sconfitte inattese e critici che ne hanno forse prematuramente sancito la fine (agonisticamente parlando).
Ma se all’atto finale femminile è arrivata una tennista della new generation che tanto precocemente si sta confermando a grandi livelli (Eugenie Bouchard in campo contro Petra Kvitova), nel torneo maschile le due semifinali hanno fornito agli appassionati spunti indicativi e interessanti.
Giornata di semifinali quindi: da un lato il numero 2 al mondo e testa di serie numero 1 nel torneo londinese Novak Djokovic contro il talento lampante del bulgaro Grigor Dimitrov, dall’altro il campionissimo di Wimbledon (ma non solo…) Roger Federer contro “aceman” Milos Raonic, come a dire quel che resta dei Fab Four contro chi quei Fab Four li vorrebbe proprio far passare di moda, arrivando alle vette del ranking mondiale e a successi di puro prestigio quanto prima.
I primi a giocarsi l’accesso alla finale sono stati Djokovic e Dimitrov: il cammino nel torneo fin qui del numero 2 mondiale era stato in chiaroscuro e anche la partita odierna ha fornito le medesime sensazioni. Djokovic non ha mai dato l’impressione in queste due settimane di esprimere costantemente e per un intero incontro il proprio potenziale: si badi bene che il campione serbo ha saputo accelerare nel momento opportuno ma è come se fosse arrivato sempre alle vittorie dopo essersi complicato la vita. I colpi sono quelli dei giorni migliori, la forma fisica anche, ciò che sembra dare qualche perplessità è solo l’aspetto mentale: le tante, troppe finali Slam perse consecutivamente, sembrano essere un peso che difficilmente Nole potrebbe togliersi dalla testa se non con una vittoria domenicale nello Slam più importante della stagione. Non una vittoria scaccia crisi sia chiaro, ma sembra essere giunto il tempo della gloria (sportiva).
Di nuovo. Anche oggi contro Dimitrov, Nole è sembrato avere dei passaggi a vuoto, ha ceduto il secondo set piuttosto malamente e nel quarto si è imposto al tie break (evitando un quinto dispendioso parziale in cui forse non sarebbe stato favorito), recuperando da uno svantaggio di 6/3 per il suo avversario. Domenica Nole darà la caccia al suo settimo torneo Major, ma non potrà permettersi alcun calo di concentrazione. Nell’incontro odierno è stato solido al servizio con 17 aces e solo 2 doppi falli (di contro per Dimitrov 15/8), piazzato 45 vincenti ma anche 26 errori non forzati, forse troppi per un campione come lui: se di fronte avesse avuto un giocatore pienamente maturo anche dal punto di vista caratteriale capace di sfruttare ogni singola opportunità ottenuta, forse la storia sarebbe stata diversa e oggi si potrebbe parlare della prima finale Slam della giovane carriera del bulgaro. Di occasioni Dimitrov ne avrà a ripetizione, questo è solo uno step in più per avvicinarsi al gotha del tennis mondiale: i colpi ci sono, il rovescio è forse il più bello nel circuito e il talento, espresso a tratti anche in questa semi finale, è di quelli destinati a sancire un’epoca tennistica.
Nella seconda semi finale Roger Federer ha regolato senza troppi patemi d’animo il canadese bombardiere Milos Raonic: un triplice 6/4 per vincere, una sola palla break concessa e la sensazione che lo svizzero sia davvero in forma e pronto per vincere nuovamente il “suo” torneo. Personalmente credo che non siano i giocatori come Raonic quelli che possano mettere in crisi il gioco e gli schemi di Federer: nella sua carriera lo svizzero non ha mai particolarmente sofferto i grandi battitori, trovando sempre il modo per disinnescare le armi migliori dell’avversario. A conferma i “soli” 17 aces messi a segno dal canaese nella sua prima semi finale Slam: la metà di quelli portati a casa mediamente nei turni successivi. Mi viene in mente l’americano Andy Roddick, autore proprio contro Federer di una delle finali più avvincenti degli ultimi 10 anni qui a Wimbledon: ritirato da un paio d’anni, Roddick era dotato di un servizio disarmante, ingiocabile per molti ma non per tutti. Federer non ha mai infatti sofferto il tennis e il servizio di Roddick e l’impietosa statistica degli head2head sta a corroborare questa tesi: 21 a 3 per lo svizzero.
Se Djokovic manterrà il suo tennis al suo livello migliore, la finale di domenica sarà una bellissima partita, altrimenti sarà dura spuntarla contro un Federer così solido e deciso a vincere forse il suo ultimo Wimbledon. Come a dire: ora o mai più. 18 a 16 il computo dei confronti diretti ma quando si tratta di una finale Slam si sa benissimo che i fattori in campo che determineranno l’unico vincitore sono molteplici e alcuni per nulla non preventivabili.
Oggi è stata però anche la giornata delle nostre Errani/Vinci: sconfitte in solo 1h07m il duo esperto composto dalla Hlavackova e dalla Zheng.
Colpisce la sicurezza crescente delle tenniste nostrane anche su questa superficie e in questo Slam da sempre ostico. Fra loro e il Career Slam un solo ultimo ostacolo: contro di loro nell’atto conclusivo la coppia formata dalla Mladenovic e dalla Babos, tenniste ostiche e particolarmente in forma, arrivate anche loro a questa finale dopo aver passeggiato in finale contro la Petkovic e la Rybarikova, sconfitte in appena 56 minuti. In questo Wimbledon così poco colorato di azzurro, una loro vittoria servirebbe a risollevare il morale della truppa tricolore.
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6 commenti
Io mi auguro che la vecchia guardia resista il più possibile,non oso immaginare la tristezza del tennis ritirati i fab4..
Ma caro redattore, non vi viene mai in mente che a monte di tanti decantati successi del nostro doppio femminile che fa andare fuori di senno tifosi e commentatori, ci sia l’assoluta inconsistenza delle avversarie che di tennis ne masticano veramente poco? Ma le partite le vedete o parlate per sentito dire? Al di la dell’ovvio fatto che Errani/ Vinci quando vogliono giocano veramente bene. Ma se non lo vogliono fanno pena.
Anche perchè a breve arriveranno le annate 95-98 che sono piene di grandissimi prospetti e tra i quali a mio avviso ci saranno i nuovi dominatori!
Dimitrov e Raonic sono entrambi sopravvalutati. Alla loro età Federer era l’indiscusso numero 1 del tennis mondiale, Nadal aveva 9 slam in bacheca e Djokovic dominava nel 2011. Probabilmente entrambi, soprattutto Dimitrov, vinceranno degli slam ma non raggiungeranno il livello dei Fab 3, che hanno dominato in questi 10 anni ed hanno vinto 38 degli ultimi 45 slam quasi l’85%.
già…avanzate pure “nuovi talenti”..che a 23 anni sti due qui avevano già una decina di slam in bacheca!
I nuovi possono attendere, verrà il loro turno. Ma al livello di questi non ci arriveranno mai!