Spacca Palle: conferme a Wimbledon
Finalmente grandissimo tennis a Wimbledon. Il day 4 dei Championships è ancora in corso mentre scrivo, con diversi match molto interessanti in campo (Camila Giorgi, per dirne uno) o che inizieranno a breve (come Federer al test Muller e l’intrigante contrasto tra Hewitt e Janowicz), ma i temi già andati i archivio all’ora dell’aperitivo sono così tanti da meritare un commento. E qualche riflessione.
Intanto si sta vivendo una grande giornata di tennis, ricchissima di spettacolo e di qualità, degna del più importante palcoscenico del nostro sport. Una boccata d’aria salutare dopo i troppi ed inaspettati sbadigli del primo turno, che ci ha regalato non grande spettacolo e qualche delusione in casa Italia. Mentre l’anno scorso il primissimo match si rivelò assai insidioso per vari big, tra sconfitte e sofferenze, quest’anno al primo turno è inciampato solo Karlovic e pochi altri “grandi” hanno lottato. Tutti speravano un secondo turno di ben altro livello e con ben altre emozioni. Siamo stati accontentati. Già ieri i primi sussulti con l’eliminazione di Ferrer, quella di Gulbis surclassato da uno Stakhovsky monumentale, e la grande partita tra Djokovic e Stepanek. Radek è uno dei nonni del tour, ma nonostante i suoi 36 anni è riuscito a mettere in campo quella leggerezza nell’attacco e quegli schemi ormai demodè che regalano spettacoli inconsueti, trascinanti. Lo stesso Nole ha fatto i complimenti a Radek per come è stato in campo e c’ha provato fino all’ultima palla, divertendo tutti e meritando una standing ovation superiore a quella del campione serbo. Magie dell’erba, anche se pare un’erba tutt’altro che “doc”.
Infatti le mie prime sensazioni dopo qualche ora di tennis al lunedì sono state contrastanti. Nonostante la bellezza di quel manto verde sia quasi abbacinante, non potevo non notare come il rimbalzo fosse alto, troppo per un’erbetta vergine, appena sfiorata dalle prime palle. Il girovagare disperato da un court all’altro non faceva confermare la sensazione. Dimitrov ed Harrison scambiavano di continuo in ritmo, quasi fossero sul rosso; Chardy tirava mazzate di dritto senza mai seguire, come al Foro Italico. Pure Berdych entrava con agio nella palla, che gli saltava giusta per esser spinta a tutta quasi senza piegare le ginocchia. Basito dalle sensazioni visive, chiedo all’ottimo Brad Gilbert (fisicamente a Wimbledon e notoriamente senza peli sulla lingua): “Brad, ma per essere il day1 dei Championships, il rimbalzo non è esageratamente alto, anche sullo slice che non schizza per niente?”. Telegrafica la sua risposta: “Salta di brutto per essere il primo giorno!!!”. Ahia. Cercasi Festuca disperatamente…
Ma più che la qualità del mix di erba, rimasto identico a quello dell’anno scorso (giura il giardiniere capo dell’All Englad) il problema – se problema vogliamo considerarlo – che porta ad alti rimbalzi è il fondo. Quest’anno per colpa di una serie di fattori climatici il suolo è diventato molto duro, più del solito. Il sottomanto è stato come seccato da una quindicina di giorni antecedenti al torneo piuttosto caldi, con molto vento e poca umidità, e pure scarsissima pioggia (tanto che nelle prime 4 giornate si è avuto solo uno scroscio alla fine della seconda). Stiamo sempre parlando di un campo in erba, almeno per tutta la prima settimana… quindi chi attacca è premiato, così come il servizio, rispetto a chi cerca il contrattacco; ma l’anno scorso era evidente come la palla schizzasse via molto di più, come il back poteva essere un’arma micidiale, e anche l’attacco verso la rete era percentualmente vincente per la difficoltà di organizzare un passante, peggio se in corsa. Le condizioni dell’edizione in corso, veloci ma con rimbalzo alto, lasciano immaginare un torneo dominato dai grandi colpitori. Forse non è un caso che di teste di serie importanti per ora ne siano cadute ben poche.
Ma più che alla caccia di una sorpresa, oggi ero a caccia di conferme, sia tra i big (alcuni impegnati in test severi) che tra gli emergenti. Di conferme ne sono arrivate parecchie, alcune estremamente gradite. La più dolce è quella di Simone Bolelli, attore di una partita stupenda vinta in cinque lottati set contro Kohlschreiber. Un successo che spalanca le porte del terzo turno al bolognese, dove sabato se la vedrà contro Nishikori. Sarà una partita molto difficile perché il nipponico è terribilmente veloce e rimanderà con gli interessi le accelerazioni di Bolelli; ma oggi è bene godere per la vittoria. Per mille motivi.
Intanto il destino ha voluto che Simone cancellasse sul palcoscenico più nobile la brutta partita che lo vide sconfitto proprio contro il tedesco a Monte Carlo. Entrò nel torneo del Principato con una wild card, per alcuni troppo generosa; con una prestazione totalmente incolore buttò al vento non solo una grande chance di tornare nel tennis che conta, ma insinuò pure tanti dubbi sulla sua capacità di competere ancora in eventi del massimo livello. Simone è stato bravo a buttare giù il boccone amaro e continuare a spingere. E crescere. Entrato in tabellone a Wimbledon come Lucky Loser (ma dopo una partita pazzesca contro Groth), si è meritato ampiamente il ripescaggio con un tennis solido, potente, tecnicamente di livello altissimo, sia nel primo match che soprattutto oggi. Queste condizioni veloci ma non troppo sono ideali per il suo tennis, perché la sua palla pesante gli da il vincente quando si è aperto il campo, ma non schizza via troppo insidiosa quando deve difendersi. Il match è stato lungo, a strappi. Bolelli non ha giocato per tutti i cinque set al massimo, ma ha saputo accelerare nei momenti decisivi e reagire dopo la delusione del primo set. Tutto è nato da un grande inizio: pronti e via, arriva la palla per scappare 4 a 0! Serviva bene, ma la chiave è stata reggere il tedesco sulla diagonale del rovescio, e quindi aprirsi il campo per entrare con la sua botta piatta di dritto; una chiave tattica che fa malissimo al dritto di “Kohli”, il colpo che sente di meno e che prepara con un gesto così ampio da richiedere tempo e spazio. Proprio quello che la velocità dei colpi di Simone gli hanno tolto. Discreto anche alla risposta Bolelli, più per colpi bloccati che spinti, ma con meno errori e passività del solito, trovando spesso anche una certa lunghezza che non lo faceva partire subito in condizione di svantaggio nello scambio. Finito sotto, “Kohli” ha reagito aggredendo la rete, per scappare dalla maggior spinta e pesantezza di palla di Simone, che ha tirato alcuni dritti stupendi, quasi di contro balzo abbassandosi sulle ginocchia e lasciando andare il braccio in alcuni lungolinea mortali. Il tedesco è entrato in partita e prodotto un filotto di games, con Simone in quella fase incapace di variare al servizio, così che Kohlschreiber ha preso ritmo e fiducia. Qua Bolelli ha rischiato di perdersi, perché in alcuni momenti si è incaponito nel voler sfondare, invece di variare di più; e al servizio quasi mai ha provato uno slice sul dritto di Kolhi, l’esecuzione che lo mette più in difficoltà. Invece Simone è restato paziente, focalizzato nella partita, e ha ripreso il filo del gioco trovando momenti di alta qualità, in cui ha prodotto una serie di accelerazioni notevoli, il tutto prendendosi rischi enormi. Nel quarto set segnali di stanchezza, ma nel set decisivo ha di nuovo elevato il livello e la velocità degli scambi, dando la zampata decisiva sul 5 pari, con una serie di drittoni impressionanti che hanno sfiancato “Kohli”. Trema per un attimo, doppio fallo sul matchpoint!?! Ma si prende tempo, respira, fa rimbalzare la palla accarezzandola dolcemente, quasi a chiederle aiuto per quegli ultimi punti maledetti. L’angolino esterno gli è amico, con una prima vincente da destra, altro match point. E’ fatta! Sono le 14.44 di Londra, un attimo che Bolelli non scorderà, perché segna una grandissima vittoria ed il suo ritorno nel grande tennis.
Tra le varie conferme che cercavo oggi, una delle più importanti riguardava il livello di gioco di Kyrgios. Opposto a Gasquet, aveva di fronte un’occasione d’oro per fare un salto di qualità, visto che il francese è uno che sa giocare sui prati (semifinalista a Wimbledon) ma non sta vivendo il suo momento migliore. L’australiano si è reso attore con Richard di un match a tratti stupendo, per intensità, bellezza degli scambi ed emozioni. La partita è stata ricchissima di episodi tecnici ed agonistici, tanto che è impossibile racchiuderla in poche righe, i fortunati che l’hanno seguita sanno di cosa sto parlando. 396 punti giocati, una continua alternanza di situazioni d’attacco e di difesa, di scambi in spinta e di uno-due fulminanti. 76 vincenti per il francese (su 24 errori) e 86 per il “canguro”, segno evidente di qualità, e di come entrambi hanno mosso il gioco, a produrre un grande spettacolo.
Quest’erba veloce ma non scivolosa è ideale per premiare il talento in accelerazione e le aperture ampie di Gasquet, che infatti veleggiava sicuro avanti di due set. Kyrgios pareva trattenuto. Le sue minime smorfie celavano un fuoco interiore vivissimo, pronto ad esplodere ma ancora incapace di scatenarsi. Nel secondo set perde il tiebreak, ma arrivano i primi segnali che il vento potrebbe cambiare. Non manca il coraggio a Nick, che avanza ma sbaglia i tempi di attacco, mostrando un DNA “Aussie” non in purezza, perché gli piace troppo sparare colpi da dietro, attaccare dopo essersi aperto il campo con una bordata in contropiede; meglio se tirata con quel dritto preparato in modo personale, con la racchetta che scivola indietro e poi entra nella palla in un attimo, non dando un punto di riferimento e nascondendo la traiettoria. Resta comunque un “canguro”, uno che sa giocare a rete e che quando avanza sa chiudere la volée, più di forza (alla Rafter) che di tocco. E’ un giocatore esplosivo, muscolare, ricco di adrenalina, in pieno spirito “Aussie” 2.0.
Kyrgios è molto cresciuto rispetto a quell’attaccante spavaldo ma sprovveduto che avevo scoperto a Roland Garros 2013. Lo stanno trasformando in un giocatore votato a comandare il gioco ma più strutturato, che per certi versi mi ricorda il primissimo Monfils, prima che indietreggiasse irrimediabilmente il suo raggio d’azione diventando un pedalatore. Una metamorfosi quella di Kyrgios che segue i canoni “vincenti” del tennis di oggi, ma che a mio avviso non deve eccedere, pena castrarne l’istinto e la sua singolarità, ossia la facilità di accelerare e di aggredire. Inoltre è un ragazzo dotato di un fisico importante, forse troppo pesante e non così agile per reggere da fondo il pressing arrotato dei più grandi colpitori. Non sarà mai un grandissimo sul corri e tira di consistenza, deve restare un giocatore d’attacco, pronto a correre in avanti dopo essersi aperto il campo. Con un servizio così buono e con una seconda palla “illegale”, ha tutto per comandare il gioco e sfruttare il suo istinto innato per avanzare e raccogliere i frutti della spinta. C’è ancora un gap di qualità tra quando comanda il gioco rispetto alla fase difensiva, difficoltà che esce fuori quando è invischiato in una lunga schermaglia. Nick però ha un asso nella manica: la risposta. Non sempre trova il ritmo, ma quando inizia a rispondere bene tutto cambia, perché con quel cross di rovescio stretto o con l’improvvisa pallata lungo linea può subito prendere il comando delle operazioni, e la musica a quel punto la dirige lui. A queste doti oggi ha aggiunto una quantità industriale di attributi mista a lucidità tattica, che l’ha fatto letteralmente sovrastare Gasquet come personalità nei momenti caldi di quarto e soprattutto quinto (e lungo set). Ogni volta che Gasquet l’ha messo sotto pressione, Kyrgios ha esploso la sua aggressività, si è preso rischi pur di non finire in difesa, e ha servito alla grande. Annullare palle break e pure match point con grandi prime di servizio è il segno più evidente del predestinato, di quel qualcosa di speciale che hai dentro e che tiri fuori al momento giusto. Come la forza mentale di rischiare col colpo meno sicuro (il rovescio) per sorprendere l’avversario e ricavare punti importanti. Un esempio? Nella risposta e nelle fasi di scambio, tra colpi coperti e back, Nick tende ad usare quasi esclusivamente la diagonale; ma all’improvviso nei momenti più caldi (come le risposte sui 15-30 o le palle break) spesso ha cambiato all’improvviso sul lungolinea, trovando buona precisione e lunghezza, il tutto con un effetto sorpresa letale. Attributi più che confermati dai 9 match point annullati, senza mai tremare col servizio.
Adesso Kyrgios sfidarà Vesely, che è uscito vincitore da un altro grandissimo match maratona contro Monfils. Ho visto solo pochi punti della vittoria del ceco, ma ho letto commenti che parlavano di alta qualità. Personalmente l’aspettativa per questo terzo turno sarà altissima: i due giovani hanno doti importanti, colpi e potenza per arrivare in alto nei tornei che contano, ed andare finalmente ad insidiare i campioni.
Proprio un campionissimo quasi sicuramente aspetterà il vincitore di Vesely – Kyrgios: Rafa Nadal, che ha superato (dopo aver tremato nei primi due set) il pericoloso Rosol, scacciando i fantasmi di due anni fa. E’ un’altra conferma, quella che Rafa è più che da corsa per il torneo. Superati i primi due turni, sulla carta molto insidiosi, arrestare la corsa del “toro” sarà un’impresa. Per tutti.
Altre due piccole conferme anche per Wawrinka e Raonic. Milos ha vinto un match solido, confermando notevoli progressi della sua mobilità anche su erba. Tuttavia andrà rivisto contro chi riesce a metterlo più in difficoltà con la risposta e riesce soprattutto ad inchiodarlo nello scambio da dietro. Stan invece ha penato più del dovuto per venire a capo di Lu. Lo svizzero ha mostrato una condizione tennistica precaria, ma anche lui si è mosso discretamente bene con gli appoggi, sfruttando quest’erba adagiata su di un fondo tanto duro da non esser poi così insidiosa. Chissà che alla fine, anche a Wimbledon, non vinca proprio il tennista più “duro”. Intanto, mentre chiudo il pezzo, si è chiuso il match di Camila. Una sconfitta, e questa sì che è dura da digerire…
Marco Mazzoni
TAG: Bolellli, Kyrgios, Marco Mazzoni, Nadal, Simone Bolelli, Spacca Palle, Vesely, Wimbledon, Wimbledon 2014
8 commenti
il fatto che quinzi abbia battuto (anche nettamente nel punteggio) una volta kyrgios secondo te li metteva sullo stesso livello?
nel tennis non funziona così
molto interessante il commento di MARIANO……
se posso permettermi di dare un suggerimento al Mazzoni lo approfondirei con ulteriori informazioni…………
Peccato nei tornei giovanili Quinzi era a livello di Krygios.
In due anni si è creato un abisso.
Quinzi gioca i future e Krygios batte a Wimbledon Gasquet
Forse anche la programmazione troppo timorosa dello staff di Quinzi ha influito
complimenti, come sempre.
kyrgios-vesely è un regalo dal futuro, un piccolo antipasto del tennis che vedremo tra 5 anni.
mi aspetto una grande partita.
Come sempre bellissimo articolo di Mazzoni 😉
Certo che sto Müller è veramente scarso xD
Marco, sei a Wimbledon? Ce lo facciamo un pimms insieme tra toscanacci domani?
Mi mancavano i tuoi pezzi… 😉
Sei un grande, e tu sai perché!