I verdetti di Melbourne
Si è appena conclusa una delle edizioni più incredibili degli Australian Open, quest’anno ricco di colpi di scena più che mai. Alla fine non hanno vinto né Nadal, né Djokovic, né Federer, ma Stan Wawrinka,che ha disputato un torneo fantastico,battendo ai quarti lo stesso Nole dopo una partita tanto bella quanto altalenante,sigillando queste due grandi settimane con la vittoria sul numero uno al mondo,in una finale che,dopo i primi 45 minuti,è diventata surreale,per non dire drammatica. Sì perché dopo aver giocato in maniera impeccabile fino al 6-3 2-0, il nuovo numero uno di Svizzera ha dovuto fare i conti con un avversario tanto menomato quanto eroico a rimanere in campo,dimostrando tutta la sua grande forza d’animo e anche un immenso rispetto per il suo collega,nonché amico. Il risultato è stato che Wawrinka ha cominciato a sbagliare molto,con la pretesa che ciò lo facesse Rafa,che invece migliorava sempre di più dal punto di vista fisico,seppur soltanto leggermente, e che ha portato l’avversario al quarto set. A questo punto però,dopo un equilibrio iniziale e le solite incertezze,lo svizzero è riuscito a venire a capo di tutti i propri fantasmi.
Oltre ad un Nadal più che mai encomiabile, che ha dimostrato una volta di più di essere un grande campione dentro e fuori dal campo,in queste due ore e venti minuti si sono visti tutti i pregi e i difetti del nuovo vincitore della prima prova Slam del 2014. Infatti se i primi tre quarti d’ora ci hanno confermato che il tennista di Losanna sia un giocatore completo e che sta migliorando sempre di più e che mostra sempre meno punti deboli,anche dal punto di vista fisico e tattico,il resto del match ci ha fatto capire perché Stan non sia esploso prima del 2013. Uno dei motivi principali è proprio la sua tenuta mentale nelle partite, troppo fragile e che tende a tradirlo nei momenti più importanti,proprio come è accaduto oggi. Tuttavia si è visto anche come sia cambiato,come sia stato in grado di venire a capo di una situazione che era diventata complicata non solo per l’avversario ma anche per lui,almeno sotto il profilo psicologico. E questo gli è servito per conquistare il suo primo titolo dello Slam,conquistato in modo fortunato ma anche meritato. Ciò è ampiamente dimostrato dalla vittoria su Djokovic ai quarti, ma non solo.
Infatti giovedì scorso è riuscito a confermare la grande prestazione di due giorni prima battendo un avversario ostico come Berdych in una contesa equilibratissima. Se effettivamente avrebbe conquistato la finale anche con un Nadal in condizioni fisiche normali purtroppo non lo sapremo mai. Eppure le possibilità ci potevano essere eccome,e il il 6-3 2-0 precedente al problema alla schiena dell’iberico lo dimostra. Adesso “Stan the Man” può godersi la vittoria,anche se forse l’aveva sognata in una maniera leggermente diversa. Ad ogni modo però se l’è meritata in pieno,non solo grazie all’enorme talento,ma anche alla sua mentalità,che lo ha spinto a migliorare sempre nonostante tutte le delusioni patite in carriera. Niente dimostra questo come la scritta che il campione svizzero ha tatuata sull’avambraccio sinistro,che è una celebre frase dello scrittore Samuel Beckett e che recita così :”Ever tried. Ever failed.No matter. Try again.Fall again.Fall better”.
In questa riga è racchiusa una filosofia di vita,l’essenza del tennis e dello sport in generale. Chi fa proprio queste parole diventa un campione, nello sport e nella vita. E Stan oggi ci è riuscito in maniera definitiva. Certo è che da ora per lui comincerà una nuova annata e in generale una nuova carriera,più sotto i riflettori e caratterizzata da forti aspettative e pressioni. Inoltre dovrà dimostrare di valere la terza posizione in classifica appena raggiunta e anche di non aver vinto un Major per caso. Sarà dura,anzi durissima,sotto ogni aspetto, eppure le qualità tennistiche per riuscirci le ha, le ha sempre avute, quelle psicofisiche le sta acquisendo sempre di più,e il tempo ci dirà la verità sul campione vodese. Forse non rimarrà numero tre al mondo a lungo,vista la ripresa di Murray che verso Marzo dovrebbe divenire definitiva. Di certo potrà rimanere nei primi cinque giocatori del mondo,giocandosi sempre le proprie carte con i più forti,visto il grande repertorio e i notevoli miglioramenti nella gestione delle partite,ma anche nella loro preparazione tattica,cosa che in qualche modo è riuscito a dimostrare anche oggi,grazie anche al suo coach Magnus Norman.
Tornando invece a Rafa Nadal, sconfitta di oggi e problemi fisici a parte, lo spagnolo ha confermato la sua leadership mondiale,che ora è nettamente nella sue mani sia per i circa 4000 punti di vantaggio sul numero due,sia perché sta mostrando una superiorità rispetto a tutti gli altri davvero notevole.
Sicuramente se qualcuno, in particolare Djokovic, quest’anno vorrà rubargli lo scettro di dominatore del circuito,dovrà lavorare più che mai duramente. Infatti proprio il serbo, che in questi mesi era stato definito “numero uno bis”, non solo ha perso ai quarti contro Wawrinka 9-7 al quinto set, ma ha lasciato molti dubbi sulla preparazione e sulla gestione di alcune partite importanti nei tornei dello Slam, almeno da un anno a questa parte,e la scelta di ingaggiare Becker,almeno per ora,non sembra che possa invertire la rotta in questo senso. Nonostante questo Nole resta un grandissimo campione e sicuramente saprà venirne fuori alla grande come ha già dimostrato tante volte nella sua carriera,anche se forse occorrono degli aggiustamenti da fare nel proprio gioco,come il gioco di volo e il passante, soprattutto in lungolinea, e forse anche nel modo di prepararsi nei tornei importanti,con più match giocati alle spalle.
Un altro tennista che ha bisogno di giocare tante partite per tornare al meglio è senz’altro Andy Murray, che a Melbourne è arrivato ai quarti di finale con un tabellone incredibilmente semplice,salvo poi perdere in quattro set contro un ottimo Federer. Contro lo svizzero ha infatti subìto il gioco a tutto campo di Roger per almeno un’ora e mezza,non riuscendo a tenere profondità nei colpi di spinta da fondo campo e mostrando poca fiducia,come è naturale che sia dopo un lungo stop. Poi però,complice la passività dell’elvetico, ha cominciato a colpire in modo sempre più penetrante e deciso,riuscendo a rimettere in discussione la partita,salvo poi perdere dopo un quarto set comunque molto lottato,dando la sensazione di essere sulla strada giusta per tornare ai massimi livelli,ai quali arriverà presumibilmente entro un paio di mesi,come si è già detto prima.Tornando a Federer, ha sicuramente fatto vedere grossi miglioramenti sia sotto il profilo tecnico che fisico,con grandi novità alla risposta e dal lato del rovescio,con il quale gioca in maniera molto più incisiva e difficile da gestire, oltre ad una freschezza fisica dovuta all’eccellente preparazione, che lo dovrebbe far tornare al massimo verso l’inizio della primavera.
Molto importante è senz’altro anche la fiducia che ha riacquisito, che lo ha fatto tornare a giocare in maniera brillante ed offensiva,grazie anche ai consigli di Edberg, con il quale potrà certamente tornare definitivamente ai massimi livelli già dai prossimi tornei. Un protagonista mancato di questa edizione degli Australian Open è stato senz’altro Juan Martin Del Potro,che è stato eliminato al secondo turno dall’ottimo Bautista Agut. Ancora una volta l’argentino ha mostrato i soliti problemi fisici,che non gli consentono di dare il massimo,cosa che, purtroppo, accade davvero molto raramente. Nonostante quindi possa giocare dei tornei a grandissimi livelli,con possibilità concrete di battere chiunque su qualsiasi superficie,la sensazione è che per vari motivi,sia tennistici ma sopratutti fisici,non potremo mai avere un giocatore in grado di avere l’incredibile continuità di rendimento dei giocatori che gli sono davanti in classifica. Anche in questo caso,qualora dovessi essere smentito,il sottoscritto sarà il primo ad esserne felice. Uno che invece è sempre estremamente regolare e che il “suo” lo fa sempre è Tomas Berdych,arrivato in semifinale dopo aver disputato un’ottima partita contro David Ferrer che,pur essendo sempre estremamente combattivo,è apparso più nervoso ed impreciso del solito,oltre che un po’ stanco. In semifinale ha poi perso contro il futuro vincitore Wawrinka in quattro set molto equilibrati.
Anche stavolta, pur avendo disputato un torneo eccellente,sono rimasti evidenti tutti i limiti del ceco,nonostante lotti sempre fino all’ultimo e disponga di un servizio e un dritto di livello incredibile,e di un’ottima risposta aggressiva e di un ottimo rovescio,nonostante quest’ultimo a volte diventi più addomesticabile se attaccato e messo sotto pressione adeguatamente. Se di alcuni problemi tecnici vale un discorso simile già fatto molte volte anche riguardo il sopra citato Del Potro, Berdych presenta anche altri problemi,ossia una certa mancanza di personalità e di convinzione,oltre che di lucidità nei punti importanti,che lo portano a fare tanti gravi errori nelle fasi delicate dei match più importanti,commettendo a volte dei gravissimi doppi falli,e altre volte errori clamorosi a rete,o anche scelte tattiche abbastanza monotone o discutibili.
L’impressione è che il bombardiere di Valasske Mezirici potrà disputare un’altra annata di livello eccellente,ma che lo spazio per grandissimi acuti sia davvero ben poco. Un altro in cerca di grandi risultati è Jo-Wilfried Tsonga, che a Melbourne si è fermato agli ottavi davanti ad un grande Federer, e che sembra ancora lontano dal proprio miglior tennis.
Tuttavia credo che il francese,con più ordine e costanza,potrà tornare a far male ai più forti in breve tempo. Per quanto riguarda Gasquet invece,il transalpino ha mostrato i suoi limiti ancora una volta dal punto di vista mentale e della risolutezza nei momenti tesi delle partite più dure, mentre Raonic e Janowicz sono rimandati ai prossimi tornei: per ragioni tecniche e di personalità il primo ,mentre per motivi di natura fisica e di maturità il secondo. Chi ha invece impressionato è stato Dimitrov che,pur commettendo molte ingenuità nei quarti di finale contro Nadal,ha lasciato tante speranze per il futuro e per le prossime settimane,in cui sarà chiamato a dare continuità alle proprie prestazioni australiane eccellenti. Intanto si gode finalmente l’ingresso nei top 20,sperando che sia solo una tappa di avvicinamento al gotha del tennis. Dopo il prossimo weekend di Coppa Davis,sempre snobbata dai grandi ma sempre estremamente divertente ed affascinante, ritornerà il circuito “normale”, dove potranno emergere tanti volti nuovi e tante curiosità,ricevendo così indicazioni più concrete per quest’annata che,seppur iniziata in modo assai strano ed imprevedibile,si preannuncia più interessante che mai.
Gabriele Ferrara
TAG: Australian Open, Australian Open 2014, Break Point, Wawrinka
3 commenti
io mi auguro veramente di cuore che wawrinka cominci a prendersi tutte le soddisfazioni che purtroppo non si è preso gli anni passati quando è stato top10,purtroppo non è piu’giovanissimo,ma credo che per 2-3anni,potrebbe ancora giocare ad altissimi livelli,e se accadra’,sara’una bella spina sul fianco per tutti…vederlo giocare è uno spettacolo,e una nota di merito va al suo fantastico rovescio a una mano,che è pura e semplice poesia…forza stan,continua a farci sognare!!
Incredibile il salto di qualità che ha fatto Wawrinka dall’inizio del 2013. e nel primo set contro Nadal ha fatto vedere un tennis incontrastabile. credo che, se non avrà guai fisici, sarà dura scalzarlo da quel 3 posto della classifica. soltanto il ritorno a grandi livelli di federer o murray potranno impensierirlo. non certo ferrer.