Spacca Palle: Il “Djoker” rilancia?
Con la stagione tennistica 2013 avviata verso il rush finale, le 100 settimane al vertice della classifica ATP toccate da Novak Djokovic lunedì scorso ci forniscono un buon assist per parlare proprio del serbo, del suo momento e della sua stagione, ricca di luci ma anche di ombre.
Lo ha confermato lui stesso in una spassosa press conference domenica scorsa, dopo l’incontro esibizione di Pechino con Li Na, preludio al torneo cinese. Ecco le sue parole: “Il n.1 in classifica? Per ora sono io. So che sarà molto difficile restarlo, Nadal ha ottenuto risultati migliori dei miei e quest’anno è stato il giocatore più vincente. Io ho avuto troppi alti e bassi, ma alla resa dei conti, anche se non è ancora finita, credo che sia stata una stagione positiva la mia. E finché ci sarà ancora una possibilità matematica mi batterò fino all’ultima palla per restare il n.1 del 2013”.
Parole che hanno incendiato lo sguardo di “Nole”, un misto tra delusione, rabbia, voglia di rivincita e orgoglio, quel fuoco incredibile che lo porta a lottare come un leone e vincere grandissimi tornei.
Nonostante la voglia di lottare, le speranze di Djokovic sono più appese all’aritmetica che a realistiche considerazioni tecniche. L’eccezionale 2013 di Nadal, tornato più forte di prima dopo “la vacanza” di 223 giorni, metterà fine al dominio di Novak.
Troppi i punti da difendere per il serbo, che chiuse il 2012 vincendo Pechino, Shanghai e soprattutto il Master di Londra; nessun risultato da difendere per il toro maiorchino, con il sorpasso che potrebbe avvenire già lunedì prossimo, con il primo “match point” per l’iberico proprio sul cemento di Pechino questa settimana.
Il tema principale di quest’ultimi tornei sarà quindi assistere alla difesa disperata di Djokovic contro il sorpasso di Nadal e alla sua reazione una volta avvenuto. Un duello “in pista” però assai meno appassionante di quello immortalato da Ron Howard in “Rush”, bellissimo film sulla rivalità Lauda – Hunt in questi giorni al cinema (e che consiglio caldamente di vedere), perché è quasi scontato che la maggior cilindrata dimostrata dello spagnolo quest’anno lo farà sfrecciare via velocissimo verso il primato di fine stagione, ampiamente meritato.
Che stagione ha avuto Novak Djokovic? Alti e bassi ma tutto sommato positiva, dice lui. Probabilmente ha ragione. Non si può considerare negativa un’annata in cui porti a casa uno Slam, interrompi il dominio dispotico di Nadal a Monte Carlo e fai finale in altri due Slam (potremmo dire altri 3 Slam, poiché la semifinale di Parigi persa contro Rafa è stata indiscutibilmente la vera finale, relegando il match contro Ferrer a scontata esibizione). Però analizzando meglio la stagione del serbo, vittorie e sconfitte, il gioco prodotto in campo e le sensazioni avute dal suo tennis, le nuvole grigie si fanno sempre più cupe.
Lungi da me volermi trasformare in uccello del malaugurio che svolazza beffardo sulle spalle di Novak! Però i numeri ed il gioco del serbo sono pericolosamente in ribasso.
Ha vinto “solo” 3 tornei in stagione (contro i 6 del 2012), e l’ultimo è stato sulla terra di Monte Carlo.
Era il lontano 21 aprile. Non ha più alzato un trofeo in stagione, arrivando “solo” altre due volte in finale: Wimbledon e New York, due grandissime finali ma perse abbastanza male (e ci arrivava da n.1). Ai Championships non è mai riuscito a mettere davvero la testa davanti a Murray, e piuttosto nettamente ha ceduto quella recente di Flushing, dove nonostante un set vinto mai si è avvertita la sensazione che la partita potesse girare a suo favore.
Ma il campanello d’allarme più pericoloso viene a mio avviso dal suo gioco, dal modo in cui ha perso alcuni match stagionali. Nelle sconfitte ha sempre lottato, non ha mai davvero mollato (forse l’unico black out è stato a Roma, quando a due passi dal battere Berdych ha letteralmente spento la luce, in modo inspiegabile), ma pur nella lotta non è riuscito a vincere, ad imporre il suo gioco, la sua potenza, la sua continuità di spinta ed angoli. Così è accaduto per esempio ad Indian Wells contro Del Potro e a Cincinnati contro Isner. Il campanello d’allarme più pericoloso per Novak viene dal confronto con Rafa Nadal. Dopo la splendida vittoria nel Principato non è più riuscito ad imporre la sua intensità contro l’iberico, che l’ha affiancato e staccato sul piano della spinta, della continuità di prestazione e della resistenza. Il peggior scenario possibile contro l’avversario più competitivo e difficile.
Forse oggi queste riflessioni sarebbero carta straccia se il buon Nole avesse giocato con più lucidità e meno irruenza quel “maledetto” smash contro Nadal a Parigi, che al 99% gli costò la Coppa dei Moschettieri, suo vero obiettivo stagionale, sua piccola ossessione per completare un meritatissimo career Grand Slam. Ma la storia ha scritto una pagina diversa, e quella partita di sicuro è costata tantissimo a Djokovic in termini di fiducia, fatica e tanto altro. Sono tarli che restano in testa, e che è necessario allontanare molto rapidamente, poiché una piccola incertezza nella psiche complessa di un campione può trasformarsi in una voragine. In un batter d’occhio.
Ma oltre agli aspetti mentali, è sul piano squisitamente tecnico che il tennis di Djokovic non è più efficace come qualche tempo fa. Nel suo anno magico, il 2011, Novak dominava ogni centimetro del campo con una sicurezza ed efficacia assoluta. Il suo tennis si risolveva in una parola: controllo. Controllo del corpo, controllo degli scambi, controllo del gioco, controllo dell’avversario. Tutto pareva sotto il suo controllo, come se giocasse al gatto col topo, soprattutto contro Nadal, sportivamente umiliato per molti match di fila, tutte le grandi finali in stagione. Novak in campo volava. Era veloce, elastico, potente, resistente, preciso. Una macchina da tennis infernale, quasi impossibile da scardinare perché non si vedevano punti deboli, a meno di surclassarlo sul piano tecnico (solo un Federer assoluto a Parigi ci riuscì). Continuo al servizio, subito aggressivo alla risposta – mai visto nella storia recente rispondere così bene – produceva vincenti a iosa dopo un paio di colpi, ed era quasi impossibile sfondarlo. Chissà che incubi avrà avuto Nadal quell’anno, e chissà che respiri di sollievo sta tirando adesso che si vede di fronte un avversario sempre tosto ma un po’ spuntato.
L’aspetto più evidente del calo di Djokovic è nell’intensità e nella continuità dell’intensità. Era disumano pensare che potesse tenere i ritmi e la qualità di prestazione del 2011, e infatti è sceso, già nel 2012. Ma il calo è stato progressivo e pare ancora in corso, questo è il dato preoccupante. Da qualche tempo stenta a ritrovare la migliore continuità di gioco, anche all’interno della singola partita, e il picco assoluto di quelle prestazioni che lo resero “invincibile” sono meno frequenti.
Nel suo tennis sono tornate quelle pause mentali e fisiche che non gli permettono come un tempo di staccare i rivali nelle grandissime (e lunghe) partite. Pause che lo fanno faticare moltissimo e lo costringono a disperdere energie che sarebbe fondamentale conservare per arrivare lucido e con la benzina sufficiente ai match decisivi, quelli che trasformano una stagione da buona a ottima. Poche volte quest’anno contro i buonissimi giocatori ha vinto in tre comodi set, impelagandosi in match lunghi e faticosi, come nelle semifinali contro Del Potro a Wimbledon o Wawrinka a New York, prosciugandosi così di energie mentali e fisiche indispensabili a presentarsi al meglio per la finale, poi puntualmente persa.
Il Djokovic attuale fa più fatica a trovare il winner, soprattutto col dritto, il colpo che più aveva migliorato e con cui più aveva fatto la differenza nel 2011, e che è oggi meno esplosivo ed efficace di allora. E’ meno continuo alla risposta e finisce più spesso in difesa, dove è costretto “a remare” e faticare per venirne fuori.
Novak è un ragazzo molto lucido, conosce questa situazione e certamente proverà a porvi rimedio. Ritrovare il vincente con più facilità (soprattutto col dritto) e la capacità di ribaltare lo scambio aprendosi il campo sono a mio avviso le due priorità tecniche, e su cui credo stia già lavorando. Un indizio è la scelta di inserire nel suo team l’ex giocatore polacco Fibak, magari proprio per cercare uno sprint diverso al suo gioco. Gli auguriamo però una fortuna migliore rispetto al 2009, quando provò una strada simile con Todd Martin uscendone con le ossa rotte (cercarono di migliorare il servizio provocando danni terribili!). Forse la carriera di Djokovic è a un bivio, con la necessità di cambiare qualcosina nel suo tennis per riprovare il sorpasso a Nadal, che dal punto di vista fisico non è mai stato così fresco, con una continuità di prestazione degna del Djokovic 2011 e quindi molto difficile da battere solo sulla corsa.
Saranno quindi interessanti questi ultimi 2 mesi del 2013 per vedere se “il Djoker” riuscirà a rilanciare, a calare qualche asso e sbancare di nuovo il tavolo da gioco. E’ vero che le carriere si stanno sempre più spostando in avanti, ma nel 2014 Novak farà 27 anni, molti dei quali spesi sui campi da gioco con un’intensità e dispendio di energie fisiche (e nervose) notevolissimo. Oltre che per il record delle 100 settimane da n.1, di Nole in questi giorni s’è molto parlato per il suo fidanzamento ufficiale, che lo porterà all’altare di questi tempi l’anno prossimo. Sarà anche un semplice gossip, ma molti tennisti di vertice hanno visto nel matrimonio un passaggio non così indolore, con risultati sportivi statisticamente in calo, escluso pochissime eccezioni.
Con quest’analisi non voglio assolutamente affermare che la carriera al vertice di Djokovic sia a rischio. Però più di un elemento è andato fuori posto rispetto al miglior Djokovic, e appare necessario qualcosa di concreto per rilanciare il suo gioco e tenere il passo con il “cybertennis” di Nadal e con un Murray che tornerà ancor più forte e determinato a vincere dopo aver sistemato la schiena. Può darsi che nel 2014 sia Nadal a pagare gli sforzi di un 2013 monumentale, ma Novak non può certo giocare di rimessa, non è nel suo stile e nei piani di un tennista che vuole “lottare fino all’ultima palla per restare (o tornare) n.1”.
La pazzesca stagione 2011 del serbo non si ripeterà più, è assurdo anche solo pensarlo, ma l’importante è che non diventi una sorta di “1984 di McEnroe”, ossia un’annata così stupenda e irripetibile da averlo prosciugato. Non credo accadrà. Ogni volta che riesco a fare qualche domanda a Djokovic durante i tornei, oltre al suo fantastico italiano mi colpisce proprio il suo sguardo, che diventa assolutamente infuocato quando lo stuzzichi con considerazioni tecniche o gli fai notare difetti e problemi del suo gioco. E’ lo sguardo di chi ha dentro di sé quel fuoco che spinge sempre a migliorarsi. E vincere.
Marco Mazzoni
TAG: Djokovic, Marco Mazzoni, Novak Djokovic, Spacca Palle
Concordo con chi dice che in buona parte è merito di Nadal se Djokovic ha vinto meno. Ma, come del resto avete sottolineato, anche del caso.
Al R.G poteva vincere Djokovic, il risultato è girato su pochi punti…e anche all’US open. Così come nel 2011 poteva vincere meno di quello che ha vinto.
@ marco mazzoni (#951074)
concordo pienamente sul fatto del Nadal imbattibile se è nella sua migliore condizione psico-fisica, nel senso che con Rafa e Nole al 100% entrambi, secondo me, 7-8 su 10 vince Rafa, ma forse anche 10 su 10…
Io penso che il calo 2012 di Djokovic sia stato solo relativo…ovvero abbiamo solo visto l’effetto dell’ultimo grande sprazzo di Federer, che fino ad agosto ha dato sistematicamente paga a chichessia. Calato Roger, Novak ha chiuso il 2012 alla grande.
Concordo invece che il 2013 è stata tutt’altra storia. Molto bene fino al RG, ma dopo quell’interminabile quinto set perso per puro sfinimento sono cominciati i guai.
Sono tuttavia convinto che Nole saprà ritornare sui suoi migliori livelli, anche in maniera duratura, pur se non nella misura pressoché irripetibile del 2011. Anche perché (sempre per la ragionevole relatività) il Nadal 2013 ha probabilmente raggiunto il punto di massima altezza della sua ragguardevole parabola: al primo piccolo calo fisico il Djoker gli arriva nuovamente addosso.
Anche io penso che Djokovic del 2011 fosse un pelo più forte di quello di adesso. Ed è anche normale che dopo un po’ di tempo gli avversari comincino a trovare contromisure. Però penso che tutte queste analisi siano un po’ influenzate dalla stagione incredibile di Nadal. Se Nadal non fosse tornato a questo livello, Djokovic avrebbe probabilmente vinto Parigi e gli US Open e il giudizio sulla sua stagione sarebbe completamente diverso ora. E siccome Nadal ha un anno più di Djokovic, ed è al top da più tempo, è verosimile che lo spagnolo abbia un calo prima del serbo. E allora chi sarà a fermare Djokovic, se pur non al livello del 2011?
@ aquarius74 (#951045)
Ma certo, figurati!
però io la vedo così: un Nadal così in forma e molto sereno se la partita va sulla “lotta” è imbattibile. Lo puoi battere se metti in campo una differenza tecnica, altrimenti l’altro riesce sempre in qualche modo a ribaltare le situazioni a suo favore, sporcando il gioco, entrando in campo, con grinta e a suo modo con classe. Non vedo più nel Djokovic 2013 (anche 2012 in parte) quella differenza tecnica in grado di staccare l’ottimo Nadal di questa stagione, come ho cercato di scrivere nell’articolo. Da qua la mia considereazione che il match F Us Open non potesse girare Pro-Djoko, perché alla lunga l’altro gli sarebbe saltato addosso.
@ aquarius74 (#951045)
hai ragione ci sono state eccome..semmai è girato il match per nadal perché la partita era in mano a nole
Il serbo rimane un gran giocatore, comunque l’ottima annata che ha avuto è stata irripetibile, al di là dei risultati, proprio per il gioco espresso (vincenti a ripetizione, risposte sempre in campo, vedi US Open con lo svizzero, e una solidità metale continua e rilevante nei momenti fondamentali delle partite), difficile replicare quel momento
@ marco mazzoni (#951036)
permettimi di replicarti che il fatto che tu fossi tra quelli che non credeva che la partita potesse girare, non vuol dire che OGGETTIVAMENTE non ci sia stato un momento in cui invece sembrava che ciò potesse accadere, perchè, ripeto oggettivamente, quel momento ci fu durante il match…poi le nostre sensazioni sono qualcosa di soggettivo
io direi che Nadal, dopo le finali perse nel 2011 con Nole al top, ha lavorato sodo, è migliorato ancora, entra di più nel campo quando serve…ad esempio quando gioca sul veloce, sul servizio è diventato più solido e molto difficile da brekkare, a rete se ci va ci va anche bene, il rovescio bimane è diventato letale quanto lo era quello nel 2011 superiore di Nole.
La storia è girata, ora Nole…dati alla mano…deve rincorrere!
E’ sicuramente una gran bella sfida, che nobilita il nostro amato tennis!
Nadal sicuramente ha imparato molto dagli errori, e sul cemento sa che non può (sempre) remare da fondo, entrando di più nel campo la profondità dei suoi colpi e la sua potenza vengono ancor di più esaltati, e qui il serbo non se lo aspettava ma lo ha pure dichiarato in una recente intervista! 🙄
@ Papero (#951026)
ciao Papero, grazie del commento 🙂
io sono tra quelli che non credeva che la partita girasse per davvero. E infatti… non girò
tanto è vero che la cosa grave è che pur avendo posto tutte le premesse, poi il serbo non ci sia riuscito
condivido infatti
Articolo ok… Una critica, a Flushnig c’è stato eccome il momento dove la partita sembrava girare in suo favore !