Cave Canè (m)
In un’afoso pomeriggio di mezza estate, sperando di trovare un po’ di refrigerio “navigando” nel mare magnum della rete, approdo per puro caso sull’isolotto di SuperTennis che ha appena iniziato a trasmettere in streaming la semifinale del torneo ATP di Umago tra Fognini e Monfils.
Match isterico nel suo sviluppo: un primo set che il ligure si aggiudica agevolmente e in meno di 20 minuti con un secco 6-0, di fronte ad un avversario in chiara difficoltà fisica, vittima sacrificale predestinata; il secondo set che, a causa del solito passaggio a vuoto di Fabio, viene portato meritatamente a casa dal transalpino; il terzo e conclusivo set sembra inizialmente il replay del primo, con un repentino 5-0 a favore del tennista italiano che sembra preludere ad un finale in linea con i pronostici dei bookmakers; in prossimità del traguardo però Fognini ci mette del suo, stacca completamente la spina, esce metaforicamente dal campo, si siede tra l’incredulo pubblico assiepato sulle gradinate, controlla la ricevuta della scommessa appena giocata e assiste inebetito al recupero dell’avversario che lo porta al tie-break.
Nel momento in cui sembra che tutto sia perduto, la fenice Fognini risorge dalle proprie ceneri, scaccia la paura, ritrova parte della verve di inizio match risultando vincitore con il punteggio di 7-3, raggiungendo così la terza finale consecutiva nell’arco di poche settimane.
“Cosa c’è di strano?” vi domanderete…niente in effetti, se non un mio personalissimo deja vu; quel riprovare, dopo parecchi lustri, antiche sensazioni di rabbiosa impotenza, iperboli di entusiasmi e depressioni sportive in vorticosa successione, imprecazioni lanciate al televisore, pugni sferrati al cuscino, il divano che scotta e su cui non riesci a star seduto, il girare freneticamente canale sulla seconda palla di servizio per non assistere al doppio fallo, l’esultare in modo sguaiato per un 15 giocato in modo magistrale.
Le immagini ad alta definizione dell’ipad si dissolvono pian piano, sostituite da quelle meno nitide di un collegamento RAI dal centrale del Foro Italico, esaurito in ogni ordine di posto. La regia televisiva non può contare su droni per le riprese dall’alto, sull’occhio di falco o su slow motion che riprendono la più piccola stilla di sudore che cade a terra; ci sono solo un paio di telecamere fisse che inquadrano bandiere tricolori che garriscono al ponentino romano, visi trasognati di improvvisati tifosi che sovrastano, con i loro incitamenti da stadio, il commento rauco e partecipe di bisteccone Galeazzi, un attento Adriano Panatta sprofondato sulla sedia del capitano di squadra e, sul terreno da gioco, impolverato e grondante sudore, uno spavaldo giovine, dagli occhi azzurri e dalla riccioluta e folta chioma…proprio lui, Paolo Canè, l’eroe mitologico sceso sulla terra rossa per espresso volere della dea Davis per riportare l’Italia ai suoi fasti passati.
Si…perché quando parlo di tennis uno dei primi cassettini della memoria che si apre è quello di Paolino; c’è chi l’ha odiato, chi come me l’ha amato nonostante tutto, nonostante fosse genio e sregolatezza, talento e levità, il dottor Jekyll e mister Hyde del tennis italico. Gli hanno affibbiato molti soprannomi: il folle, neuro-Canè, manina benedetta, turbo rovescio, l’ammazza svedesi, che in un certo qual modo rappresentano le due opposte fazioni di sportivi, tecnici e giornalisti che di Canè sono stati viscerali amanti o acerrimi detrattori.
Ciò che anche questi ultimi non potranno però mai negare è il cuore, il furore agonistico che ha sempre messo in campo quando si è trattato di difendere i colori italiani in Coppa Davis. Si perché la “Davis era casa sua”: quando si giocava per l’insalatiera d’argento, fosse il primo turno o una semifinale, davanti al televisore si respirava un clima di unità nazionale che sospingeva Paolino verso imprese sportive impossibili; maratone tennistiche di un semi-dio solitario, capace di perdere due set consecutivi giocando in modo apparentemente svogliato e poi salire in cattedra e dare lezioni di tennis anche al numero uno del ranking mondiale.
Erano gli anni di campioni indiscussi come Connors, Lendl, Wilander, Cash McEnroe, Noah, Mecir, Becker, Stick, Leconte, Edberg, Nystroem, Agassi e Paolino li ha battuti tutti (tranne Lendl e Becker).
Pochi magari si ricordano del suo bronzo olimpico di Los Angeles nel 1984, delle vittorie nei tornei nazionali/internazionali di Bordeaux, Baastad, San Marino, Bologna, tantissimi si ricordano invece di quel 5 febbraio 1990 a Cagliari, quando a Paolo Canè riuscì l’impossibile: battere Mats Wilander in Coppa Davis, al quinto set e con in mezzo un’ interruzione per sopraggiunta oscurità. E soprattutto si ricordano di quello scambio sul 40-30, 5 games pari al quinto set, chiuso con il rovescio incrociato, dopo un palleggio infinito e una superlativa volée in tuffo, con Paolino completamente senza forza disteso a terra, Panatta chino su di lui quasi nell’atto di un estremo tentativo di rianimazione e Nargiso sugli spalti che, da capo ultra, grida a squarcia gola “Paolo…Paolo…Paolo”. Lo scambio più bello di quelle 4 giornate così come lo definì in diretta bisteccone…si perché la conclusione di quell’ultimo, decisivo e interminabile match si giocò di lunedì con molti ragazzi che marinarono la scuola e adulti assenteisti giustificati.
E’ solo uno dei tanti miei personalissimi fotogrammi che hanno Canè come protagonista…ci sono anche quelli legati alle sconfitte dolorose: quella “umida” contro Oncins, in Brasile, sempre in Davis, in situazioni climatiche impossibili; quella immeritata contro Muster a Vienna; quella “folle” per squalifica comminatagli per aver preso a racchettate un tifoso particolarmente ostile che per 5 ore lo aveva sbeffeggiato; quella stile sliding doors contro Lendl a Wimbledon, perché senza quell’out (dubbio) chiamato dall’arbitro, senza quel doppio fallo sarebbe stato un 5-3 per Paolino al quarto set e la partita si sarebbe indirizzata verso un epilogo diverso…una (ipotetica) vittoria di quel tipo sarebbe forse stato l’incipit di un futuro tennistico diverso, soprattutto di una maggiore consapevolezza della propria forza, di una crescita psicologica non indifferente che gli avrebbe consentito di chiudere il gap con i primi della classe…non tanto per la tecnica, quanto per la capacità di tenuta mentale che, unita alla sue indubbie doti tecniche, l’avrebbero giustamente portato nell’olimpo del tennis, al cospetto della sua amata dea Davis.
“La storia ci racconta come finì la corsa…”: i numerosi infortuni alla schiena lo hanno minato nel fisico proprio nel suo momento migliore, rendendo ancor più altalenanti le sue performances sportive e obbligandolo anche a modificare il suo stile di gioco, rinunciando alla precisione e violenza del diritto per passare ad un approccio al match più difensivo, incentrato tutto su un solido turbo rovescio; ma la sua tecnica cristallina non è mai stata messa in discussione.
Se Gianni Clerici l’ha definito “il più grande talento che il tennis italiano abbia mai avuto” ci sarà un motivo.
Chiudo questo mio flash-back con l’ennesimo ricordo, quello di un indovinato titolo di giornale dell’epoca, il giorno dopo una delle sue strepitose “interpretazioni”: Canè si è ripreso l’ accento.
Grazie Paolino!!!!!
Alberto F.
TAG: Italiani, Paolo Canè
Paolo era il tennis per me, come il diabli era il ciclismo…dopo solo potito…ma solo perchè irpino!!!
… poveri i fiori del forum di Assago …
PS. Marzio Martelli porti le prove (il link) di quanto asserisce please.
Paolo Cane’ mi ha dato emozioni indescrivibili e mi ha fatto rischiare l’infarto in un paio di occasioni. Grazie a lui Panatta e’ riusciuto nell’arduo obiettivo di dimagrire di un paio di chili a partita!
Mi ricordo sia la vittoria in Davis a Cagliari,sia con Lendl a Wimbledon. Era unico e impareggiabile…purtroppo ho visto dal vivo a Roma 06 06 con Jarrid!
@ enzo680 (#925119)
Non può essere vero. Franco ha preso spunto da alcuni articoli passati per fare alcune considerazioni.
Come si legge si parla anche di giocatori attuali (si parla del 2001 ed ovviamente Fognini non poteva esserci). Nessun copia incolla. Saluti.
se è vero,allora è desolante la cosa.
Quel lunedi mattina lo ricordo benissimo….scuole medie, con la finestra a 20 metri dal balcone di casa…ogni dieci minuti mi affacciavo e mia mamma a gesti mi comunicava il punteggio….un’esultanza finale con trenino nel corridoio….meraviglioso….
Paolino Cané il mio primo ‘mito’ tennistico. Ogni giorno compravo la Gazzetta per trovare qualche trafiletto di tornei minori per vedere cosa aveva fatto Paolino Cané.
Batteva Wilander, ma perdeva con Tyson, non il pugile.
Comunque grandissime emozioni.
Dopo di lui solo Camporese, per me almeno.
@ Marco (#925049)
in reatà fu AO ’91 con 40 (si, 40) aces subiti dall’ottimo Paolino
in un Australian Open giocò contro Shelton, americano dotato di un gran servizio.
Perse in 4 set subendo più di 30 ace (a memoria 33) Particolarità? Dopo ogni ace subito partiva immediato uno sputo per terra.
Sei venuto a mettere tenda pure qua adesso con le tue perle? Oh Gesu! 🙄
…simply…the Best!!!
che pazzo Paolino..era il 1983, vado agli interazionali con un mio amico sacerdote appassionato di tennis, magnificandogli le doti di questo ragazzino bolognese, 18enne dal braccio d’oro, primo turno, ci affacciamo sul campo che era già sotto 2-6, 0-3 con un mestierante terraiolo spagnolo , tal Juan Avendano, ci sediamo e inizia un florilegio di madonne e santi buttati giù dal paradiso tra un doppio fallo e un rovescio steccato in tribuna. la partita finisce 6-2, 6-3 io , e molti spettatori, usciamo indignati contro il bestemmiatore indefesso ( questo non arriverà da nessuna parte), ma soprattutto mi rendo conto che il mio amico finalmente può togliersi le mani strette sulle orecchie. E allora mortificato decido di premiarlo portandolo a vedere Panatta ( ma perse anche lui, ecatombe di italiani al primo turno). Però anni dopo mi telefonò quel lunedì per dirmi che si era esaltato a vederlo nel mitico match con Wilander “perché in fondo chi siamo noi per giudicare un peccatore?…” 🙂
Canè era il mio idolo dell’epoca! Mi ha fatto vivere bellissime emozioni. Era però un pò fuori dalle righe… Ricordo di averlo visto coi miei occhi al torneo ATP di Saint Vincent, allenarsi a piedi nudi sulla terra rossa 😯
In ogni caso per i più giovani che non l’avessero mai visto:
http://www.youtube.com/watch?v=RerZ3ghViwo
per la serie “viene giù lo stadio”… è incredibile emozione ancora oggi.
No… perse da Edberg in tre set facili 6-1 7-5 6-4. Mecir vinse il torneo. Prima aveva sconfitto i due Sanchez e Srejber…
bella anche questa , hai ragione aveva battuto entrambi i fratelli Sanchez ( Javier e Emilio ) e poi da chi perse? mi sembra Gattone Mecir ma non sono sicuro…
adzzz…. ho letto il tuo commento sotto il mio , lo abbiamo scritto in contemporanea.
c’ eri anche te’…….
a proposito quella domenica mattina , gestivo un locale con amici nella riviera romagnola, chiudiamo che e’ mattina , ci fermiamo al Bar, 2 bomboloni + 1 cappuccino, doccia alle 7.30 di mattina si parte da Cesena, io faccio il dritto mi metto in macchina e guido fino alle Cascine , acquistiamo i biglietti , inizia Paolino, show di colpi e bestemmie ( il giorno prima aveva messo le mani addosso a nargiso in doppio ) , gran vittoria , poi e’ il turno del Pesco che non tiene la P….. ultimo match che finisce con i fari ( ti ricordi che caldo????).
io non mangio nulla tutto il giorno a parte un panino con prosciutto che mi rimane stile sasso tra l esofago e lo stomaco, ci bevi dietro 5 bottigliette d’ acqua , la sera su riparte x cesena e io ad ogni autogrill una pisciata e un caffe’ doppio, a Cesena Sud tiro le somme : pisciate batte caffe’ 8 -6
non ho dormito per un’ altra notte , sono stramazzato al suolo il lunedi sera quando l effetto caffeina e’ passato, non dormivo dal venerdi’ ,….
tutta colpa di Paolino e del Pesco , avevamo fatto uno striscione ” Il Pesco e’ Fiorito” invece era nato appassito….. hehe
articolo piacevole, bravo. E Paolino è stata una delle mie prime passioni, nella sua follia riusciva ad infimmarti, deprimerti ed esaltarti. Di sicuro non era mai banale, e con il suo braccio avrebbe potuto vincere molto di più, ma la solidità non è mai passata dalle sue parti
paolino cane’ , sono cresciuto con lui , sono di 3 anni piu’ giovane ( ho l’ eta’ di Camporese …. ) , il giorno in cui ho 2 ore lo scrivo io un articolo su quel pazzo scatenato.
riassumendo:
ogni suo match era ” indecifrabile ” fino alla fine, genio & sregolatezza , un po’ sopravvalutato ( non ha mai fatto un 1/16 agli Slam ) ma cmq capace di emozionare.
la finale vinta a bologna vs Gunnarsson me lo fa’ ricordare come un ” malato mentale ” allo stadio terminale …. perche’ non si era mai visto uno piangere a match in corso …… hehe….
a Firenze in Davis ( perdemmo 3/2 con fromberg che batte pesco ) riacciuffo’ il momentaneo 2 pari battendo woodforde al 4set x poi crollate in un ” mare di lacrime” , bellissima la copertina su match point.
era forte solo sul rosso, il suo un tennis troppo fragile , belli i match vinti con il cuore ma quanti quelli persi ? tanti , troppi….
ricordo la finale di bordeaux vs kennet Carlsson , gran bel match e anche la vittoria a prato in davis vs michael pernfors ( che aveva fatto finale a parigi ).
quella domenica in quattro a guardare il televisore e a fare un tifo indiavolato… Il lunedì mattina andammo a scuola, e il tuffo di Canè ce lo vedemmo al telegiornale… Uno di quei quattro non c’è più, il destino se l’e è portato via.
E nel 93 alle Cascine, ormai quasi un ex-giocatore, ogni punto una bestemmia, il pubblico in delirio, che batte Woodforde al quarto sotto un sole implacabile. E noi sempre lì in tribuna, nel mezzo della torcida, quasi una Maceiò italiana…
La storia dello sport italiano è intrecciata alla storia della mia vita. Grazie Paolino.
In effetti anche a me hai fatto ricordare belle emozioni, ma dire che il grande Paolino avrebbe meritato le prime 10 posizioni al mondo….
bhè….significa che ti sei lasciato andare, era un ottimo giocatore poco continuo che seppur tecnicamente poteva valere di più, nel complesso ( visti i suoi limiti caratteriali ) valeva i primi 30/40 posti al mondo.
Quel lunedi’ non andai a scuola pur di guardare il match..
A causa dei numerosi infortuni purtroppo Cane’non ha potuto esprimere tutto il suo potenziale, che poteva portarlo tranquillamente fra i primi dieci del mondo! Ricordo ancora quella partita con Lendl a Wimbledon nel 1987 e soprattutto quella volèe deviata dal nastro sulla palla del 5/3 al quarto set con il successivo passante in lungolinea di Lendl! Grazie Paolo per le emozioni che ci hai regalato!
Quel lunedì mattina a Cagliari a mezzogiorno ( quinto set contro Wilander) ce lo ricordiamo nitidamente in tanti.
Come ricordiamo i quarti di finale a Seul quando per vedere Canè scomodarono pure l’Ambasciatrice di’ Italia ( si chiamava Simbolotti ) e non solo perse, ma smadonnò per tutta la partita facendo vergognare la Signora e tutto l’ambatadàn.
Il lunedì mattina in ultima fila in aula magna all’università, con uno di quei microtelevisori con antennina….fantastico! !! E il professore cattedratico che ogni tanto tra una funzione e un teorema chiedeva aggiornamenti…ahahah
ero appena nato, purtroppo non ho mai visto all’opera canè, solo in qualche video su youtube, immagino la grande emozione nel vedere tali imprese
doveva essere proprio un gran bel giocatore
bellissimo mi ha riportato al passato … brividi !
😆 un grande…..lo amavo….dopo adriano…lui..prima di goran…lui
Mi ricordo che lunedi’ mattina Wilander arrivo’ con 2 occhiaie cosi’ e con la tuta alle gambe!
Bell’articolo. Peccato sia il copia/incolla di un pezzo del corriere della sera su Cané apparso nel 2001 e disponibile su internet.
Ciao
Fantastico tuffo nel passato, quante emozioni… Quel lunedì marinai scuola alla grande.
quando fu squalificato canè????