Hawk eye: il tennis a 360 gradi (Seconda parte-Spotlight su James Ward)
Settimana perfetta per James Ward. Il tennista inglese, che va per i 27 anni, best ranking n. 137 nel 2012, non era sicuramente tra i favoriti del torneo di Lexington da 50,000 dollari, inserito nel circuito Pro USTA. Neanche testa di serie e in un tabellone dove ci si aspettava l’avanzamento alle fasi finali del torneo di Marchenko, Rochus, Bemelmans e Alex Kuznetsov (prime quattro teste di serie), James riesce in un piccolo capolavoro: dare sfoggio di brillanti qualità atletiche e tennistiche e tornare a vincere dopo due anni un trofeo challenger. Il terzo della carriera (Sarasota 2009 e Vancouver 2011).
Per la verità Ward da un paio di mesi è tornato su livelli accettabili, 2 finali raggiunte nel 2013 (West Lakes e Ah-Ning), segno anche di maturità e di integrità fisica. Fin dal primo turno si comprende che la forma è eccellente: vittoria in due rapidi set sul favorito Rochus testa di serie n.2. Al secondo turno ci mette neanche un’ora per prendere a pallate il giovanissimo Mitchell Kruger e a lasciare un solo gioco all’avversario. Perentorio il 6-0 6-1. Nei quarti l’impegnativa partita contro il giapponese Tatsuma Ito, in ripresa dopo un inizio anno scadente, si decide al terzo set. La semifinale è poco più di una formalità contro l’altro giovane su cui si concentravano le attenzioni, Filip Peliwo. Curiosamente anche con il canadese, Ward ripete la prestazione e il punteggio esaltante degli ottavi: 6-0 6-1, imbarazzante tanto è stato lo strapotere tecnico-fisico. Il match che lo separa dal titolo è contro Duckworth. Altro incrocio non facile, data l’ascesa dell’australiano. La partita è dura e si conclude al terzo set. Decisivo un break al 5to gioco.
Ward ha mostrato per tutta la settimana un servizio preciso e redditizio che gli ha consentito di ridurre al minimo le insidie degli scambi lunghi. Specie contro i teen-agers Krueger e Peliwo la differente potenza della prima è stata fondamentale per indirizzare i match. Lo stupendo timing in risposta e le accelerazioni improvvise hanno poi permesso all’atleta inglese quelle soluzioni tattiche necessarie per imporre il suo tennis aggressivo. L’augurio è che il gran bel vedere di questa settimana possa essere espresso con maggior frequenza.
CHALLENGER LEXINGTON – (Cemento) – $50,000
(6)Duckworth b Klahn(5) 6-4 7-5
Ward b Peliwo 6-0 6-1
Ward b Duckworth(6) 4-6 6-3 6-4
Semplicemente perfetto. Possiamo riassumere così il torneo del francese Guillaume Rufin, vincitore del torneo di Oberstaufen, disputatosi sulla terra rossa. Il torneo potrebbe essere definito come quello più combattuto in partenza e con entry list ottima, chiusa da Lammer (361). Nella parte bassa Rufin ha lasciato le briciole a giocatori del calibro di Semjan, Pouille (che aveva rifilato una bicicletta a Thiago Alves e che si dimostra in continua crescita), Albot e Meffert, giustiziere della testa di serie argentina Alund, apparsa in difficoltà fin dai primi turni del torneo. Il francese con questa vittoria rientra nei top 100, avvicinandosi al suo best ranking. Nella parte alta, la testa di serie numero 1, Struff è uscita al primo turno per mano del brasiliano Thiago Monteiro, sempre più costante a livello dei challenger. In finale è arrivato il tedesco Gojowczyk,salvatosi più volte nel corso del torneo e approdato in finale battendo l’ucraino Nedovyesov,che continua a fare ottimi risultati nei tornei challenger, avvicinandosi sempre più ai top 100.
Challenger Oberstaufen- Terra rossa- 30.000$- Semifinali e finale
Gojowczyk b. Nedovyesov 64 67 61
Rufin b. Meffert 63 61
Rufin b. Gojowczyk 63 64
Dopo essersi salvato per due volte, soprattutto al primo turno, Joao Sousa è riuscito a trionfare nel torneo di casa di Guimares. Accreditato della prima testa di serie e complici pochi tennisti di livello, il portoghese ha portato a casa il secondo torneo challenger stagionale, dopo quello ottenuto a Furth e a cui dobbiamo aggiungere la finale persa 2 settimane fa nel torneo italiano di San Benedetto del Tronto, contro lo slovacco Andrej Martin. Sorprendenti le sconfitte al primo turno del giapponese Soeda e del tedesco Becker nel secondo turno contro il qualificato spagnolo Artunedo, vincitore contro giocatori del calibro di Burquier e Munoz De la Nava. Buon torneo anche per gli italiani che hanno raggiunto la semifinale con Cipolla e i quarti di finale con Viola, entrambi sconfitti dal vincitore del torneo Sousa. Infine segnaliamo ancora un quarto di finale per il giapponese “europeo” Daniel che continua a ingranare risultati nei challenger europei, attenti a lui in quanto potrebbe rivelarsi come sorpresa nei prossimi challenger. Infine segnaliamo la finale del rumeno Copil, di cui abbiamo parlato mesi fa, sempre pericoloso sulle superfici veloci ma poco continuo.
Challenger Guimares- 42.500- cemento- Semifinali e Finale
Sousa b. Cipolla 63 64
Copil b. Artunedo Martinavarr 62 26 64
Sousa b. Copil 63 60
Non poteva mancare un torneo sudamericano in una settimana in cui c’erano addirittura 7 tornei Challenger. Disputatosi in Colombia, il torneo ha visto vincere il giocatore di casa Alejandro Gonzalez. Per lui seconda vittoria stagionale, dopo quella ottenuta a Febbraio a Salinas e terza finale (Sconfitta con Ramirez Hidalgo a Panama) che gli permettono di migliorare il suo best ranking al numero 137 e di entrare nei top 150 del ranking mondiale. Rispettati i pronostici anche per il finalista, Andreozzi e testa di serie numero 2 del seeding, vincitore contro il giocatore di casa Salamanca. Sorpresa del tabellone è sicuramente la semifinale raggiunta da Victor Estrella, giustiziere del giovane argentino Velotti e vicino alla vittoria contro il vincitore del torneo Gonzalez.
Challenger Medellin-terra rossa- Semifinali e finale
Gonzalez b. Estrella 67 76 63
Andreozzi b. Salamanca 62 62
Gonzalez b. Andreozzi 64 64
Hawk eye: Spotlight
Vera sorpresa della settimana è la vittoria nel challenger americano di Lexington, dell’inglese James Ward a cui dedichiamo lo spotlight di questa settimana. Nato a Londra, James a differenza della maggior parte dei tennisti ha iniziato a giocare a tennis più tardi, addirittura all’età di 11 anni. Pochi anni più tardi si è spostato in Spagna( Equelite academy a Valencia) in quanto gli inglesi non davano nessun tipo di aiuto alla famiglia di Ward e avere un coach era troppo costoso. Qui in compagnia di alcuni campioni spagnoli, Garcia Lopez e Ferrero su tutti, è migliorato sia mentalmente che tennisticamente. La scelta della Spagna, inoltre, è stata attuata da Ward per due ragioni fondamentali: la vicinanza a casa e la presenza di un futures settimanale a cui partecipare. Tanta esperienza per il giovane Ward, che non partecipando al circuito Junior (troppo costoso), aveva questo come unico modo per migliorare. Poi la Wc a Valencia, nell’atp 500, e tanti tornei in giro per il mondo. Anno decisivo per Ward è il 2008 in cui con le due vittorie (in Spagna ovviamente e su due superfici diverse come terra e cemento) e le due finali (in Spagna e a Dubai) entra nei top 300 del ranking mondiale, proiettandosi verso gli alti palcoscenici. Con la vittoria a Lexington, il britannico arriva a quota 2 tornei challenger vinti, dopo la vittoria del 2009 a Sarasota e a cui si aggiungono le due finali perse nel 2013, a West Lakes e ad An Ning (contro Barton e Fucsovics). Con questa vittoria Ward rientra nei top 200 (179) non lontano dal suo best ranking(137), ottenuto nel 2012. Per quanto riguarda il punto di vista tennistico, il londinese è un giocatore da superfici veloci (programma la sua stagione girando i tornei challenger su questa superfice) e sicuramente è uno dei giocatori che si trova più a suo agio sull’erba. Giocatore d’attacco che spesso e volentieri, soprattutto nei tornei di giugno (Wimbledon ecc.) si porta volentieri a rete per chiudere il punto.
Alessandro C.
Gianni Pagano
Daniele Sforza
TAG: Hawk Eye, James Ward
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