Alla scoperta di Lucas Pouille – Roland Garros Day 4 (di Marco Mazzoni)
In giovedì uggioso, continuamente guastato da scrosci d’acqua e con poco tennis giocato, oltre alla convincente vittoria di Fognini vs Rosol le due note piu’ interessanti sono state il colore del pubblico del Roland Garros (fantastica la famiglia dal Belgio che invece di farsi prendere dallo sconforto si è messa a giocare a carte sotto la pioggia !) e la scoperta del giovane francese Lucas Pouille, che ha aperto il programma di ieri sul Lenglen contro Grigor Dimitrov.
Di Pouille conoscevo solo il nome, ancora piuttosto indietro in classifica vista la sua giovanissima eta’ (23/2/94) e la poca presenza sul circuito internazionale. Nel 2013 una vittoria in un future in Vietnam – in finale contro l’amico fraterno Bourgue con cui si allena proprio presso la struttura della FFT sita al Roland Garros – e due apparizioni negli Atp di Marsiglia e Montpellier, sconfitto subito da Benneteau e Troicki. Entro sul Lenglen, schiacciato da un cielo molto minaccioso, illuminato pero’ dai colpi fantastici di un Dimitrov in ottima forma. Gioca a tutto campo il talento bulgaro, regala spettacolo, annichilendo il braccio titubante del giovane transalpino che e’ visibilmente contratto. Noto subito il bel fisico di Lucas, compatto e potente nonostante i 19 anni da poco compiuti, che un po’ mi ricorda Juan Monaco, anche per come si muove e porta i colpi. Il primo set scivola via in un batter d’occhio, si sonnecchia in tribuna, scrutando le nuvole e applaudendo qualche prodezza balistica ed attacco di Dimitrov. Avanti di un break nel secondo, Grigor si distrae, gioca un paio di colpi troppo strappati e subisce il contro break, che finalmente libera Pouille dalle sue paure.
Lucas inizia a mulinare un tennis sempre più vigoroso e propositivo. Quelle palle che prima cadevano corte e inoffensive all’interno del rettangolo di servizio ora sono piu’ consistenti, cariche di spin e veloci. Gioca con un bel ritmo ora Lucas, muove i piedi con buona frequenza trovando ottimi appoggi con cui scarica una certa violenza sulla palla, soprattutto col dritto, il suo colpo migliore. Tutta la sua tecnica esecutiva è piuttosto corretta, moderna. Colpi leggermente arrotati ma non troppo, con la racchetta che dal lato del dritto scende veloce verso il basso per poi risalire ottimamente all’altezza dell’anca nel momento dell’impatto (con buon timing) e quindi terminare la sua corsa alta sulla destra dietro la spalla. Piu’ classico il rovescio bimane, un colpo che pare discretamente sensibile e sicuro sulla diagonale, ma che invece tende a scappargli via se aggredito e quando cerca la botta lungolinea, forse per un leggero ritardo nella ricerca della palla.
Il servizio è un colpo buono come meccanica (bell’uso delle gambe nella spinta) ma non buonissimo nella resa, al momento non in grado di dargli punti diretti ; semmai di non essere subito attaccato. Non sembra un giocatore particolarmente creativo, quando ha tenuto in mano l’iniziativa il suo schema preferito sembrava tirare una progressione di dritti tra cross ed anomali, cercando di aprirsi il campo e quindi entrare per chiudere. La miglior esecuzione, anche per la meccanica con cui colpisce, mi e’ parsa la botta a chiudere di dritto in cross da tre quarti campo. Piu’ volte quando Dimitrov ha accorciato sotto la pressione dell’avversario, Pouille e’ stato velocissimo ad entrare in campo coi piedi, aprire in modo ampio nell’avanzamento verso la palle a quindi scaricare (sempre ben affiancato, non colpisce quasi mai in open stance) tutta la forza e velocita’ del suo braccio sulla palla, con risultati eccellenti.
Piu’ volte ha trovato un angolo acuto vincente, a volte anche all’interno del rettangolo di servizio, quindi un colpo quasi imprendibile.
Dimitrov poi ha reagito, alzato i giri motore del suo tennis e quindi portato a casa il match con buon agio. Per un giovane alle primissime armi non e’ facile affrontare un tennis completo e vario come quello del bulgaro, visto che gli proponeva palle sempre diverse per angolo, spin e ritmo, ed era evidente che Pouille si trovava meglio quando riusciva a giocare proprio sul ritmo, incontrando una palla piu’ costante.
Infatti ha dichiarato di preferire il cemento o l’indoor rispetto alla terra battuta. E’ uscito dal campo sotto grandi applausi, di incoraggiamento ma anche per buoni moment di tennis dopo l’inizio titubante.
E’ un ragazzo su cui la federazione sta puntando, poiche’ pare essere un buon lavoratore e con ampi margini di progresso. Un match come questo e’ poco per trarre giudizi difinitivi, ma di sicuro e’ un buon prospetto, magari non per l’altissimo livello ma per essere un giocatore da top30 si. Lucas dice di amare il tennis di Federer ed in genere di chi gioca un tennis fantasioso, e che lui stesso sente di poter creare un tennis molto offensivo. Questi giorni a Parigi sono stati per lui un sogno, passare un turno al Roland Garros e giocare sul Lenglen contro un predestinato, il sostegno del pubblico di casa proprio nell’impianto dove sta crescendo tennisticamente… Molti in Francia credono nel suo potenziale, da anni. Del resto e’ stato campione nazionale a 17 anni, e nei pochi tornei disputati a livello future i suoi risultati e soprattutto il suo stare in campo sono incoraggianti. Pouille e’ l’ennesimo prodotto di una scuola fantastica, molto organizzata, capace di andare a trovare il talento in tutte le sue forme, di lavorarci sopra e plasmare continuamente buoni giocatori. Chapeau.
Da Parigi – Marco Mazzoni
TAG: Lucas Pouille, Marco Mazzoni, Roland Garros, Roland Garros 2013
4 commenti
Colgo anche io l’occasione per complimentarmi con Marco per i suoi articoli, non l’avevo mai fatto, ma li leggo sempre…tutti.
Avercela una fucina di talenti come quella francese
buon giocatore, ottimo giocatore
piu’ adatto a cemento
e ieri non ha dato il 100% era molto emozionato secondo me