Vesely e Sock, impressioni dal Roland Garros – Day 2 (di Marco Mazzoni)
Il cielo minaccioso sopra Parigi non prometteva nulla di buono. Pioggia doveva essere, e pioggia è stata, copiosa, tanto che fino a metà pomeriggio il martedì del Roland Garros è stato bagnato e poverissimo di tennis, eccetto una quarantina di minuti, giusto in tempo per assaporare qualche delizia tecnica di Dimitrov, condita da una press conference divertente, rilassata e che ha mostrato un lato arguto e per nulla banale del bulgaro.
Poi finalmente il cielo si apre e l’appuntamento è sul campo 3, per scoprire due giovani interessanti, lo yankee Jack Sock (opposto a Garcia Lopez) e soprattutto il ceco Jiri Vesely, primo nome sulla mia lista dei “desideri”. Sock va come un treno, tanto che affacendato in altro mi perdo la prima metà di partita. 21 anni, fisico compatto, sguardo fiero e Boooom! Mi “saluta” con la specialità della casa, una bordata di servizio sulla riga centrale. Anomala la posizione dei piedi nella preparazione, li tiene aperti lateralmente per poi riunirli con il classico footup, ma il busto invece è sempre frontale, tanto da far una torsione non proprio naturalissima, ma la palla veleggia di brutto perchè la frustata è notevole, e pure precisa. Tende a comandare lo scambio col dritto, il colpo migliore, restando forse fin troppo sulla sinistra a coprire il rovescio (punto debole), aprendo molto il campo sulla sua destra.
Anomala soprattutto la apertura del dritto, poichè nella fase terminale della stessa usa il polso in modo molto personale, portando la racchetta a fare quasi un giro “interno” tanto che la faccia del piatto corde che andrà ad impattare si gira all’indietro! Per poi scendere, passare sotto e incontrare la palla. Il tutto è assai inusuale, quasi un caricamento della molla prima di scattare, che tuttavia si può permettere solo quando è in comando dello scambio e ha il tempo per eseguire questa complessa catena cinetica; altrimenti se è costretto ad accelerare lo swing perde quella fase del movimento cercando un impatto meno carico e più “normale”, ma anche meno preciso e veloce.
Strana anche la postura del dritto, open stance ma molto inclinato a sinistra come a raccogliere la palla. Il rovescio è poco sensibile e preciso. È il classico picchiatore dal fondo nato sul cemento in pieno Bollettieri style, gran fisico ma più potente che agile e veloce. Per quanto spinge è paradossale quanto poco scenda a raccogliere i frutti delle aperture di campo, le poche volte che è venuto avanti ha cercato sempre e soltanto la chiusura di forza, nei tentativi di tocco è stato respinto con perdite. Non gli manca il coraggio di tirare il colpo, anzi non conosce proprio la fase di attesa. Per chi non l’ha mai visto, lo descriverei come un Roddick primissima maniera, ancor più “rozzo” se mi passate il termine.. Ha potenziale ma credo evidenti limiti di sensibikità, troppi per essere un vero blockbuster.
Finalmente è la volta di Vesely, talento mancino della Rep. Ceca che mi incuriosisce moltissimo, ancor più perchè opposto a Kohlscrheiber, uno che ha tutti i colpi per mettere in difficoltà un giovane alle prime armi. Già all’arrivo in campo Vesely mi ha impressionato: andatura sicura, stazza notevole con faccia che rivela i suoi 19 anni (20 a luglio, è il miglior classe 1993 in classifica – intorno al 120 Atp) …quando si è tolto la tuta aveva uno sguardo minaccioso, da ricordarmi Ivan Drago di Rocky (sì, quello del “ti spiezzo in due”!!?). Il primo colpo del suo match? Un ace a pizzicare l’incrocio delle righe esterne, di tale violenza e precisione da scatenare un brusio tra il pubblico, che non lo conosceva e non poteva immaginare tale violenza e precisione. Il gesto tecnico della sua battuta è stupendo. Con partenza appena laterale, lancia la palla non così alta, mentre tutto il corpo si mette in moto in totale coordinazione e sincronia, arrivando allo slancio finale sulla palla proprio mentre questa è all’apice della sua salita; piedi, gambe, schiena, tutto si proietta in modo elastico ed efficiente sulla palla, tanto che non si avverte alcuno strappo o fatica, mentre la sfera di feltro veleggia di brutto, piatta e sicura. Con un servizio del genere difficile che Vesely non salga rapidamente in classifica, ma oltre al servizio c’è tanto altro, figlio prediletto della stupenda scuola tecnica boema, la migliore insieme alla francese per capacità di creare giocatori sublimi. Quello che mi ha impressionato in generale è la sua capacità di coordinarsi nonostante la stazza, e il suo arrivare sulla palla con passo felpato, apparendo lento ma trovando una corretta posizione per sparare colpi.
Il modo in cui aggredisce la palla col rovescio è fantastico, apertura quasi inesistente e timing perfetto, con la seconda mano che agisce quanto la prima a tarare l’angolo dell’impatto, dando quel giusto tocchetto a trovere traiettorie cross strette e vincenti. Altrettanto efficace il suo modo di approcciare la palla, sia che questa arrivi lenta o veoce, raccogliendosi molto sulle ginocchia e scaricando su di essa il peso del corpo, sempre in progressione, sempre raccolto e coordinato. Un pò ricorda Berdych per l’ottimo uso delle ginocchia (stessa scuola) e Klizan, ma con ancor più coordinazione di quest’ultimo. Il dritto è un altro bel colpo, preparato in modo ampio come se poi volesse coprirlo con un vigoroso topspin; invece al momento dell’impatto distende il braccio con la racchetta che impatta la palla alla massina estensione (vagamente alla Federer tanto per intendersi). La chiusura avviene alla fine, giocando col polso e con una rotazione molto armoniosa del busto nel fine colpo. Con l’uso di tale leva la velocità generata è notevole, e altrettanto il controllo, segno di talento e sensibilità. Pur avendo punch da vendere, non tira sempre a tutta per chiudere lo scambio, segno di controllo e lucidità. Ovviamente le cose da mettere a posto sono tante: per esempio entra troppo in campo dopo il servizio, facendosi sorprendere da risposte lunghe e veloci.
Inoltre cerca poco di chiudere il punto col dritto, sfruttando i vantaggi del classico gancio mancino; probabilmente si sente più sicuro col rovescio, con il quale cerca maggiormente l’angolo. Inoltre insiste troppo nelle smorzate quando si trova a tre quarti campo invece di tirare una palla insidiosa da seguire a rete e costringere l’avversario a tirare il passante, un peccato perchè a rete le poche volte che c’è andato ha mostrato un’ottima mano anche su palle basse e complicate da tirare su. Dopo due ore di gioco è calato nella intensità della spinta, venendo passato e preso in contropiede dai colpi del tedesco, ma aveva di fronte un avversario tutt’altro che banale; e non dimentichiamoci che Jiri fino a poche settimane fa era a giocare nemmeno i challenger ma gli itf, quindi il salto di livello che ha dovuto affrontare è stato notevole. Nonostante sia andato sotto nel finale ha tenuto un atteggiamento positivo, restando attaccato agli scambi. E per tutto il match è stato sereno, lucido, vincendo spesso i turni di dervizio in due minuti tirando quattro colpi, segno di forza e costanza. Vesely mi è piaciuto molto, per tecnica, mentalità e potenziale fisico. Proprio il fisico molto massiccio spero non possa diventare un handicap a velocità massime, ma la reattività sui contropiedi mortali di Kohlschriber è parsa molto interessante, e sulla costruzione del lato fisico deve ancora migliorare. Sta crescendo a vista d’occhio e il potenziale è immenso, oserei dire da top player. Se son rose….
Da Parigi – Marco Mazzoni
TAG: Jack Sock, Jiri Vesely, Marco Mazzoni, Roland Garros, Roland Garros 2013, Sock, Vesely
Sock, Williams, lo stesso Harrison (seppure in misura minore) hanno tutti le stesse tare, ben individuate nell’articolo: se non riescono a sfondare con la potenza questi tennisti cominciano ad essere vulnerabili. Uno di quelli che un po’ esce dallo schema e dalla monoliticità dei tennisti citati è, secondo il mio personale parere, DENIS KUDLA. Purtroppo è uscito, però consiglierei di buttarci un’occhio alla prima occasione, perché il tennis che propone è un bel mix di intelligenza e scaltrezza.
Il giudizio d’insieme su Vesely è identico al mio.
Ho avuto la fortuna di vedere la sua prima partita bomba di quest’anno (contro Kavcic) – in streaming purtroppo – e da lì ho continuato a seguirlo sempre più sorpreso della sua personalità. Sono sobbalzato a Mersin e a Praga mi ha letteralmente entusiasmato.
La cosa stupefacente, e che la terra ha un po’ nascosto, sono le sue capacità di serve and volley e di gioco d’attacco. Tecnicamente nel gioco di volo è veramente ben impostato. Sarà un piacere scoprire se nasce subito il feeling con l’erba perché allora ci sarà da divertirsi. Poi il rovescio è tanto efficace quanto vario. Lo gioca in modo da rasentare la perfezione cinetica. Quello che si vede oltre il gioco che propone è la serenità e la tranquillità che hanno i top players. Giustissimo sbilanciarsi su di lui.
Grande approfondimento….
Vesely l’avevo già segnalato io un pò di tempo fa su questo sito prima del challenger di Roma, dove perse con Garcia lopez, e ieri prima della partita con kohlscrheiber, uno che sa giocare a tennis, ha perso ma mostra un gran talento, speriamo che non si perda come altri….
interessante l’articolo… io tecnicamente non sarei capace di descrivere nessun gesto tecnico… ma da quel poco che ho visto in streaming sock mi sembra sicuramente più spettacolare e istintivo rispetto a vesely… il ceco mi sembra molto più simile come caratteristiche di gioco al nostro GQ… tennis molto razionale e concreto… più che appariscente…
@ Paguro (#856710)
ciao, grazie, ho in programma di scrivere a breve anche di GQ
I termini bagaglio e tecnico si addicono poco a Quinzi
Come già chiesto…perché non fare un’analisi sul l’attuale Quinzi???
🙂
Gran pezzo Marco. Mi piacerebbe leggere una tua riflessione sul bagaglio tecnico a disposizione di Quinzi 😆
Ottimo articolo……visto sock che in effetti ricorda molto il primo roddick……
Da quello che leggo Sock come giocatore non mi piacer per nulla….
come scrivi bene, e come te ne intendi, aspetto con ansia la tua prossima pubblicazione, grazie veramente.