Uno Sventaglio di Tennis: Andy Roddick, un uomo che andava veloce
Turno di servizio: sulla riga di fondo arriva un tennista con un cappellino tenuto molto basso sulla testa. Tira su la manica destra della polo, fa palleggiare la pallina 4-5 volte sul terreno (violentemente, come se fosse un giocatore di basket) per poi lanciarla leggermente in avanti. Stacco, impatto, aces.
Quante volte abbiamo visto questo copione?
Tante e adesso anche questo rituale apparterrà agli archivi del tennis.
Probabilmente Andy Roddick non ci stava più ad accontentarsi dell’ATP 250 diEastbourne o Atlanta, così come lottare per entrare nella top 20 o raggiungere la seconda settimana di uno Slam. Troppo da digerire per un tennista abituato sin da giovanissimo a stare ai vertici, a giocarsi le finali degli Slam, di Coppa Davis e dei Master 1000, oltre che ad essere ospite fisso della Masters Cup di fine anno dove era sistematicamente tra i più acclamati dei primi 8.
Difatto è stato l’unico tennista statunitense dopo il duello Sampras-Agassi ad aver tenuto a galla un movimento che si avviava verso una crisi sempre più nera: oggi, infatti, vanta alcune settimane senza nessuno nella top 10 e vuoto assoluto di rappresentanza nei quarti dello Slam casalingo.
L’altra faccia della medaglia, però, è davvero amara: l’essere stato il portabandiera del tennis americano nel decennio 2000-2010 non ha certamente nascosto la sua grande sfortuna di aver vissuto in piena era Federer – Nadal, rispettivamente numero 1 e numero 4 di tutti i tempi per numero di Slam vinti.
Forse sarebbe bastato spostare le lancette del tempo dal 1982 al 1979 e Roddick avrebbe potuto avere un palmarés più ricco.
Il punto più alto della sua carriera lo raggiunse nell’estate 2003 dove a 21 anni infilò un “triplete” che solo Rafter aveva fatto inpassato: Master Canada, Master Cincinnati, US Open. Vittorie che contribuirono alle sue 13 settimane da numero 1 del mondo, in un’età giovanissima per il tennis moderno.
Poi arrivò il cannibale, la sua vera bestia nera: Roger Federer. Il bilancio contro lo svizzero è impietoso: 2 semifinali perse all’Australian Open, 4 sconfitte a Wimbledon (di cui 3 finali), 2 sconfitte nello US Open (qui perde una finale) e altre 3 sconfitte alla Masters Cup. Tra queste si sottolineano la memorabile finale dW imbledon 2009 (persa 16-14 al quinto set) e il match di Shanghai 2006 dove Roddick mancò un match-point sbagliando un innocuo smash. Per un totale di 21 sconfitte e 3 vittorie.
Mail vero nemico di Roddick non è stato principalmente lo svizzero, ma un tennis che anno dopo anno cambiava mettendo a nudo le sue lacune.
Il suo schema vincente era fatto da servizio e diritto, due colpi giocati con straordinaria potenza ed efficacia che, sulle vere superfici veloci di inizio 2000, facevano molto male. Poi è arrivata la “geniale” idea di uniformare i tornei sul cemento andando a rallentare la velocità delle superfici e ammazzare lo spettacolo.
Qui Roddick non poteva più costruire il suo gioco puramente offensivo con i suoi due fondamentali migliori, ma era costretto a lunghi scambi da fondo campo che evidenziavano un rovescio troppo vulnerabile ed un’impostazione tattica disordinata.
Negli ultimi anni troppo spesso lo abbiamo visto lontano 2-3 metri dalla riga di fondo campo costretto a fare i miracoli per vincere uno scambio sopra i 10 colpi contro avversari atleticamente impeccabili e noiosi.
La sua caparbietà non ha impedito, però, un declino che sarebbe stato molto più veloce. Infatti l’ultima vera vittoria di Roddick risale a soli due anni fa dove portò a casa il Master 1000 di Miami dopo aver perso due settimane prima il Master di Indian Wells in finale contro Ljubicic.
Il suo contributo al tennis è stato sempre positivo, dimostrando una correttezza fuori e dentro il campo da grande campione (chi non lo considera tale dovrebbe approfondire le sue ricerche oltre i didascalici trofei vinti) che lo ha portato a rifiutare la convocazione in Davis negli ultimi tempi perché meno meritevole rispetto ad altri.
Anche nel circuito è sempre stata apprezzata dagli appassionati la sua piccola battaglia per allungare la parentesi erbivora aggiungendo un Master 1000 o un ATP 500. E una piccola risposta dalla federazione è arrivata pochi mesi fa conl’aggiunta di una settimana a partire dal 2014.
Ci sono stati Roger e Rafa davanti a lui, ma la sua popolarità è rimasta intatta. Acclamato da tanti campi centrali del mondo, il suo tennis era frettoloso e votato all’attacco. Sintomo di un eterno junior che usava molto poco i trucchetti di fisioterapisti, proteste inutili o perdita di tempo tra un servizio e l’altro.
Roddick andava di fretta perché il suo tennis era ritmo, potenza e velocità. Una pausa poteva disturbarlo quasi quanto un torneo sull’odiata terrarossa.
Nel 2011, nella finale di Memphis contro Raonic, fece un passante intuffo sul championship point.
Si alzò da terra con il gomito sanguinante rivolto verso il pubblico che lui osservava, soddisfatto, in silenzio e a braccia aperte.
Questo è stato Andy Roddick.
Alla prossima,
AndreaMartina (Andrea24h)
TAG: Andy Roddick, Roddick, Uno sventaglio di tennis
luca, parla per te, se c’è uno di cui possiamo farne a meno quello sei TU
@ Livio (#725788)
Poi si potrebbe chiedere agli arbitri cosa ne pensano della grandissima sportività di Roddick riguardo alle sue lamentele sempre molto al limite del warning. A me non è dispiaciuto come personaggio, ci mancherebbe, però come al solito, appena finisce la carriera di un giocatore, iniziano le lodi sperticate. Ribadisco, dispiace che si ritiri, ma francamente ne possiamo fare anche a meno…Chissà quando sarà il turno di Roger
Aggiungerei per quanto riguarda la sportivita’ di chiedere a Bracciali se la pensa cosi anche lui.Wimbledon non mi ricordo l’anno.
Ma l’articolo è stato scritto da un membro dell’Andy Roddick Fans Club? Magari un pò di obiettività su certi temi sarebbe gradita, eh? Io mi ricordo il primissimo Roddick che aggrediva la partita col turbo dritto: quello sì che era abbastanza offensivo, ma spettacolare non direi. Poi dopo si è sempre accontentato del servizio+dritto; solo quando veniva asfaltato regolarmente dalle nuove leve ha iniziato a cercare nuove armi. Eppoi mi dispiace ma viene detta una bestialità: se l’uniformità dei campi in cemento ha ammazzato lo spettacolo, allora Federer -che è l’artefice maggiore dei mancati successi di A-Rod – sarebbe solo il frutto del rallentamento dei campi? Ma volevate ancora finali Roddick- Ferrero o Hewitt? Non scherziamo…Poi l’unico slam vinto, lo US open, con qualche aiutino dei giudici di linea? Nessun accenno!
Futuro da capitano di Davis assicurato dopo Jim Courier.
@ fabio (#723246)
il mio primo match di tennis visto in tv fu proprio quello che spettacolo!!!
Compliemti per l’articolo e onore al grandissimo andy!!
Quanto ci mancherà Andy, quel match fantastico nel gennaio 2003, il triplete, la semi con Murray a casa sua, le vittorie su Rafa e Berdych nel 2010 e la splendida partita di quest’anno con Roger sempre a Miami.
Ciao campione.
La parte più interessante è quella in cui viene (giustamente) sottilineato come il declino di Roddick sia da imputare soprattutto al rallentamento delle superfici (e delle palline, aggiungo io – aspetto che viene poco considerato ma che contribuisce forse più del fattore campi sul rallentamento del gioco).
Se la sua carriera si fosse giocata negli anni 90 avrebbe vinto molto ma MOLTO di più.
Come sempre complimenti ad Andrea, un bellissimo tributo ad uno dei campioni che mi ha avvicinato al tennis.
Nel copione aggiungerei il cappellino che gocciolava come un rubinetto gia’ dopo i primi minuti di match 🙂
Gran bell’articolo che Andy merita in pieno….. La dimostrazione che si può essere grandi anche senza vincere milioni di slam…..
Sei vivo e vegeto e ti auguro tutto il bene del mondo, ma mancheranno le tue partite…. Ciao Andy 😀
Ps Qualcosa di simile l’avvrebbe meritato anche Kim Cljisters 😀
Non lo ricordavo. Mi è rimasto in mente l’episodio ma non il nome del validissimo contendente che aveva battuto Andy. Grazie per la precisazione.
Il tennista napoletano era Alessandro Accardo… puoi anche dirlo eh…
Complimenti per l ‘articolo, che dice descrive perfettamente Andy Roddick. Meritava di vincere WImbledon, UNa volta sfavorito da un’interruzione per pioggia in finale con Federer, l’altra volta in una finale epica con quella voleè alta di rovescia sbagliata.
Mi ricordo che a Roma sul match point per lui ando’ a correggere la decisione dell’arbitro a favore dell’avversario per poi perdere la partita.
Si in effetti sembra un necrologio… viene quasi da piangere a leggere qst articolo, cmq onore a roddick!!
Grande!!! Mi è sempre stato simpatico e doveva vincere quel Wimbledon, se lo meritava, più lui di Roger.
Mio figlio, promessa di 10 anni, quel passante lo ricorda sempre contro Raonic e dice “Roddick in tuffo sul match point, e passa!!!!!!”.
Il maestro di mio figlio cita un episodio:
“Seguiva al Bonfiglio di 12-13 anni fa un giocatore campano forte che vinse contro Roddick in semi o nei quarti.
Roddisk sulla terra era un pesce fuor d’acqua ma si intuivano le potenzialità, tirava fortissimo prima e seconda, ma faceva troppi doppi falli. L’italiano terraiolo portò a casa il match.
Chiesero all’allenatore americano: “Ma perchè non tira più piano la seconda, perchè non cerca lo scambio, che può vincere la partita e il torneo con quelle capacità?”
Risposta: “Questo non sta qua per vincere il Bonfiglio, questo sta qua per diventare n.1 al mondo”.
In effetti l’avversario ha avuto come best ranking 300-400 al mondo, Andy è diventato numero 1 ed ha fatto una signora carriera da campione.
Un articolo veramente bello!!!!! Roddick penso mancherà a tutti nel circuito ATP e la sua presenza nei tornei era sempre un qualcosa di importante, era rispettato da tutti!! Un grande uomo e un grande campione!!!! Umile e sempre determinato!
volevo dire la stessa cosa, guardate che e’ vivo. Questo e’ stato il tennista Andy Roddick. In bocca al lupo a lui per la seconda parte della sua vita, che si apre da adesso. Puo’ darsi che non sia più avara di soddisfazioni della prima.
Spendido articolo per uno splendido campione!
Aggiungerei il 21-19 al 5°con il quale superò El Aynaoui agli AUS OPEN 2003.
Match memorabile.
Grande Campione e persona gradevole;un altro pezzo della storia del Tennis che appende la racchetta al chiodo.
D’altra parte condivido la sua scelta.
Le pagine che doveva scrivere le ha scritte.
Good luck ANDY per la tua nuova vita 😉
bellissimo articolo!
ho stampato nella mente quell’ultimo punto descritto col passante in tuffo: è emblematico e perfettamente rappresentativo di Andy
Dal titolo sembra sia morto. Solito… di Martina. Male
A me personalmente è sempre piaciuto come personaggio. Mi spiace che si sia chiamato già fuori dai giochi ma evidentemente avendo perso gli stimoli non era più il caso di continuare…