Uno Sventaglio di Tennis: L’importanza di chiamarsi Quinzi
Uno Sventaglio di Tennis – Numero 21 – Martedì 13 Marzo 2012
Da qualche settimana seguo con particolare attenzione su livetennis.it il “fenomeno Quinzi”.
E come fenomeno non intendo nè le qualità della promessa azzurra nè i suoi risultati, ma nello specifico l’attenzione mediatica che sta avendo.
Non è un caso se un punto atp guadagnato in un 10,000 susciti più scalpore della finale di Volandri in Brasile, del challenger vinto da Bolelli oppure di un match vinto da Seppi in un Master 1000.
Quinzi è stato adottato come uno dei pochi motivi di vanto del nostro tennis, anche se ha solo 16 anni.
La domanda più frequente del dibattito era: può un ragazzo di 16 anni sopportare tutta questa attenzione? Gli farà bene o male?
Per rispondere occorre fare una premessa “tecnica”. Quinzi è stato numero 1 degli under 12, numero 1 degli under 14 e attualmente è il numero 6 della Junior Ranking
– una categoria che attualmente fissa il limite di nascita a 1994. Bene, Gianluigi Quinzi è un 1996.
E andando ad arricchire questo curriculum di tutto rispetto aggiungo un altro dato riguardante le sue prime apparizioni nel circuito Futures:
3 punti conquistati, 11 vittorie e 6 sconfitte (qualificazioni incluse)
Adesso che un tennista di 16 anni abbia 3, 5 o 20 punti ATP importa poco o niente (considerando che ci sono posti nel mondo con entry list ridicole), il dato più rilevante è giocare tanti match.
E il nostro “predestinato” sembra non aver sofferto l’impatto con il circuito dei più grandi, almeno per il suo primo rendimento espresso.
Anche l’alternanza tra futures e tornei Junior è sintomo di una programmazione seria e attenta (a proposito sapete dove si allena Quinzi? Bravi, avete capito bene, non in Italia ma da Bollettieri – è una fortuna).
Ok, occorre senz’altro testare il proprio tennis nei Futures di tanto in tanto, ma l’importanza dei tornei Junior è primaria. Quinzi è un tennista che avrà un futuro basato sul primeggiare, vincere i tornei e non accontentarsi del piazzamento o della sconfitta “che ci può stare”.
Attualmente è avanti di almeno due anni: sia fisicamente che tennisticamente si confonde con un 1994 e questo suo vantaggio può essere sfruttato per trarre il massimo anche dalla categoria Junior (prima piazza, vittoria di uno Slam) con almeno un anno di anticipo rispetto ai suoi coetanei.
Il suo primo confronto deve essere con i 1994 nei tornei junior e non con ipotetiche promesse già ben avviate nel circuito futures.
Fatte queste considerazioni si può rispondere ai “Lasciatelo stare”, “Ha solo 16 anni”, “Non ha ancora fatto niente”.
Quando un tennista presenta questa serie di caratteristiche che si chiami Quinzi o mister X cresce attenzione e curiosità che va al di là del paese di appartenenza. Credete davvero che un allievo di Bollettieri (e questa è già una signora preferenza) con dei risultati simili alle spalle non sia visto con un occhio di riguardo in qualsiasi circolo del mondo metta piede? Che sia un futures 10.000 o Wimbledon Junior, Quinzi sarà destinato ad avere tutta l’attenzione dalla sua parte così come è successo per il giovane Nadal, per il giovane Federer e come sta succedendo negli ultimi 5-6 anni per Tomic.
E’ lo sport e se sei un fenomeno under 18 occorre convivere già in tenera età con la pressione, aspetto che accompagna ogni fuoriclasse che si rispetti dalla culla al ritiro.
Ovviamente ci sono sempre le esagerazioni. Si legge di gente che dal solo risultato (nemmeno livescore, ma risultato finale) dà un’interpretazione tutta sua al match fatta di cali di concentrazione, solidità e altre panzane.
Ma il discorso è un altro. Occorre andarci piano? Voltarsi dall’altra parte?
Io credo che dopo anni di coma vegetativo qualcosa all’orizzonte inizia ad apparire e forse è più di qualcosa. E’ impossibile trattenere un entusiasmo che i rassegnati tifosi italiani hanno riversato sulle sfide Federer-Nadal o Nadal-Djokovic, fuoriclasse appartenenti ad una mamma straniera.
La storia di questo sport ha accolto campioni come Nadal, vincenti sin dalla culla che appena arrivavano nel circuito maggiore dimostravano di essere ancora più affamati. Il tutto sempre sotto i riflettori.
Ma la storia ci offre anche altri esempi come quello di RIchard Gasquet, osannato dai critici e dagli addetti ai lavori come il predestinato del movimento francese. Un curriculum giovanile eccellente, tappe bruciate, ma alla fine qualche Atp vinto e nessuna affermazione in Slam o Master 1000. Anche questo è avvenuto sotto i riflettori.
La differenza sta nel sentire la pressione e utilizzarla come forza o subirla come una debolezza. Che Quinzi a 16 anni sia così chiacchierato non è una novità e neppure un dramma.
Sta vincendo, si sta divertendo e sa benissimo cosa vuole.
Ma sa anche che ci vorrà ancora qualche anno.
Alla prossima,
Andrea Martina (Andrea24h)
TAG: Gianluigi Quinzi, Quinzi, Uno sventaglio di tennis
Non ho mai visto Quinzi giocare dal vivo, ma seguo i risultati come tutti voi da quando se ne sta parlando e visto quei video che circolano nella rete, onestamente al 15 marzo 2012 ci metterei la firma diventasse Gasquet che nell’articolo sembra esser una pippa solo perchè all’età di 25-26 anni non ha ancora vinto uno slam o master 1000… non mi sembra che molti italiani storicamente abbiano fatto meglio di gasquet! il fatto che faccia dei grandi risultati adesso è importante ma il passo con il professionismo è grandissimo ed entrare nei 100 con lavoro, dedizione e grande predisposizione è fattibile, nei 10 invece è davvero tosta, per non parlare di una eventuale vittoria in uno Slam.. Detto questo Forza Quinzi non farci aprire gli occhi fino a quando i nostri ed i tuoi sogni non si siano avverati 😛